Capitolo undicesimo – Giorno 15 – Pigiama di pile

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La scelta di portare il pigiama di pile non è stata delle migliori. Ho trascorso la notte spogliandomi e rivestendomi, abbracciando vecchi incubi e tenendoli stretti sul mio cuscino.
Cerco di esorcizzare le mie paure, quelle di sempre, nascondendomi dietro un cappello verde e affidando la mia difesa a un esercito d’animali d’argilla. Quella degli altorilievi è la mia produzione più intima, che realizzo quando sono da solo, quando ne ho bisogno. Per questo non la svendo, preferisco che le opere siano con me, a farmi compagnia, a difendermi. Qui a Gmunden realizzerò oggetti e altorilievi che caratterizzano questo mio percorso. Se non avete letto il progetto potrete farlo cliccando qui.
Ho così cercato vecchi ferri e tavole, insegne e tutto quanto possa ospitare i miei soliti personaggi. Mi sono immerso nei cassoni dei rifiuti industriali della fabbrica e tirato fuori un po’ di materiale. Sono poi risalito in studio, ho inserito le cuffie e affidato a “Hero” dei Family of the day la colonna sonora di “Can you pass me the cheese?”, primo altorilievo realizzato a Gmunden.
L’ho modellato con l’argilla rosa, bellissima perché cambia colore in base alla temperatura di cottura passando da viola a rosa, lilla, grigio e giallo.
P.s. La foto è stata fatta dagli organizzatori. Qui ce ne sono altre.

Capitolo decimo – Giorni 13 e 14 – Tonnellate d’argilla

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Cerco di ritagliarmi uno spazio per aggiornare il blog, impegnato nello smaltimento di quattro tonnellate d’argilla e ottanta litri di birra. Sto vivendo giornate intensissime: il lavoro si confonde con il divertimento, la colazione con il pranzo, le uscite pomeridiane si prolungano sino al mattino e il pranzo diventa cena. Mi rimangono cinque ore per dormire e quaranta minuti per passeggiare fino alla fabbrica. E nella Gmundner Keramik che ho preso il primo oggetto della serie che caratterizzerà questa mia residenza. E’ un estintore, realizzato utilizzando due tipi di argilla diversa: terraglia forte e argilla nera. Hanno ritiri e temperature di cottura differenti, questo potrebbe determinare rottura e conseguente abbandono del pezzo nel bidone dei rifiuti.
Ma sono qui, ho a disposizione quaranta tonnellate d’argilla e del tempo per sperare.

Capitolo nono – Giorni 11 e 12 – Test sui colori-

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E’ da un paio di giorni che abbiamo iniziato a lavorare seriamente. C’è chi in poco tempo ha già realizzato dei pezzi, chi sta testando e chi inizia a entrare in contatto con la materia. L’esperienza in Germania mi ha permesso di scoprire delle terre bellissime che questa volta spero di conoscere meglio soprattutto durante la smaltatura e la colorazione, fasi che contraddistinguono i miei lavori e che ad alta temperatura mi spaventano particolarmente. Dovrei iniziare i test sui colori, ma odio provare aspettando risposte che non so mai se mi convinceranno. Mi sono creato degli ingobbi colorati e li ho applicati su dei matitoni giganti che ho realizzato. Ho segnato tutto su un foglio di carta e infornato a 1100 gradi. Questo è il risultato del mio test sui colori ma devo aspettare l’esito della seconda cottura per giudicarne intensità e lucentezza. Vedremo.

Capitolo ottavo – Giorni 9 e 10 – I partecipanti

Condividerò questa esperienza con nove artisti provenienti da diverse parti del mondo. Per questo, prima di iniziare, mi piacerebbe presentare il gruppo. Ognuno ha uno proprio stile, un proprio modo di lavorare e un approccio differente alla materia. Le foto che troverete di seguito sono state scattate da Eva, una delle organizzatrici del Keramik symposium di Gmunden. Potete seguire la pagina facebook cliccando qui.

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Eva Pelechová

Età: 31
Provenienza: Repubblica Ceca.
Note: Sa camminare come la bimba dell’esorcista e dice sempre tiriri e tarara.
Lavora al negativo. Realizza delle grandi forme di gesso utilizzando gli scarti di altri stampi nei quai fa delle colate di porcellana liquida.

Andreas Vormayr
Età: 29
Provenienza: Austria
Note: Possiede un fucile ad aria compressa ad altissima precisione e ascolta sempre tecno ad alto volume.
Sta realizzando monoliti d’argilla bianca alti più di due metri dove sottrae o aggiunge materia.

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Eva Roucka
Età: 64
Provenienza: Repubblica Ceca
Note: Viaggia sempre con un cane pelosissimo nero e si sposta su un monopattino.
Realizza grandi sculture cotte ad alta temperatura, utilizzando differenti tipi di argilla, smalti e ossidi.

Kim Sangwoo
Età: 34
Provenienza: Svizzera
Note: Kim non è il nome ma il cognome. Lava sempre i denti prima di iniziare a lavorare per essere pulito nella creazione.
E’ alla continua ricerca della forma perfetta. Le sue opere sono grandissime e tecnicamente curate in ogni fase della realizzazione.

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Giovanni Ruggiero
Età: 44
Provenienza: Italia
Note: Cucina da Dio, fa spesso footing e fuma il sigaro toscano.
Lavora non solo la ceramica ma tantissimi materiali. Cerca di superarsi nella realizzazione di lastre sempre più grandi e sottili su cui applica o sottrare argilla per “disegnare” mondi da scoprire.

Heidrun Weiler
Età: 40
Provenienza: Austria
Note:  Ha una bambina piccola e insieme al marito vivono vicino Gmunden
Sta realizzando una serie di sassi in ceramica cotti ad alta temperatura che saranno tutti ospitati all’interno di un altro grande sasso cotto a bassa temperatura. Con il tempo il grande sasso si romperà e lascerà spazio a tutti gli altri.

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Anna Dorothea Klug
Età: 31
Provenienza: Germania
Note: E’ accompagnata da Nico, il suo ragazzo-pittore, e dalla piccola figlia Oda. E’ fissata per le presentazioni e si spaventa facilmente.
Le sue sono sculture misteriosamente affascinanti realizzate in grandi dimensioni utilizzando diverse argille e ingobbi, cotte a differenti temperature.

Janos Fischer
Età: 61
Provenienza: Germania
Note: Sempre rilassatissimo, indossa spesso pantaloni larghi e bretelle.
Ha lavorato con differenti materiali ma mai con la ceramica. Per la prima volta si sta confrontando con questo materiale realizzando sculture partendo da monoblocchi d’argilla.

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Sofie Norsteng
Età: 34
Provenienza: Norvegia
Note: Non mangia carne rossa, fuma tabacco senza filtri ed ha una grandissima vitalità.
Sta realizzando opere informi, con argille diverse cotte ad altissima temperatura.

E infine ci sono io, Giorgio di Palma
Età: 34
Provenienza: Grottaglie, Italia
Note: A Gmunden ho bevuto tre litri di zuppa in un solo giorno

 

Capitolo settimo – Giorno 8 – Il progetto

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Aggiorno il blog seduto su una panchina che si affaccia sul fiume.
Il rumore dell’acqua scandisce il tempo, le piccole case sono disposte in maniera ordinata e assumo la consapevolezza di trovarmi in uno dei posti dove ho sempre sognato di vivere. La tranquillità di questa cittadina e la ciclicità delle sue abitudini sono qualcosa che mi attrae ma che al tempo stesso mi spaventa.
Cambio spesso la strada che mi permette di raggiungere la Gmundener Keramik.  Costeggio il lago e il cimitero o taglio per stradine fatte di piccole case colorate e semplici negozietti.
Nella fabbrica la musica dei Beirut è sovrastata dal suono di piatti che si accatastano, di aria compressa che spara regolare e di frullatori giganti che mescolano smalti.
Raggiungere la mia postazione significa attraversare un mondo di operai che ripetono per ore, ogni giorno, da una vita, movimenti che gli permettono di ottenere medesimi risultati.
Li osservo confondersi nel grigio e nel bianco di un labirinto a tre piani fatto di forme e stampi sempre identici.
Nessuno parla inglese e ci scambiamo spesso un sorriso o un gradevole Guten Morgen.
Penso a questa gente, a cosa si provi a vivere una vita fatta di ripetizioni in una cittadina assolutamente perfetta. Cosa significhi per loro evadere e quanto bisogno abbiano di cambiare. Penso a me, a quanto mi soffochi l’idea del non cercare, dello stare fermo in un posto fino a sprofondarci.
Ed è proprio adesso, mentre sono fermo su una panchina da un’ora, mentre un uccellino dall’alto caca il mio nuovo macbook che decido il mio nuovo progetto.
Potrei fare tantissimo qui a Gmunden, ne ho i mezzi e forse anche le capacità. Potrei giocare a fare il gigante e lo scienziato, ma non sarei me stesso.
Io sarò quello che mi offrirà Gmunden, per i prossimi dieci giorni, durante il cammino che mi condurrà alla fabbrica e nei piccoli gesti che caratterizzeranno le mie giornate.
Nell’ordine, nella pulizia assoluta cercherò qualcosa di futile o magari fuori dall’ordinario da creare in ceramica. Ogni giorno, durante i cinque chilometri che mi porteranno alla fabbrica raccoglierò un oggetto da riprodurre e poi ricollocare per strada, nello stesso posto dove lo avrò raccolto.
Per i prossimi giorni nei piccoli gesti e nelle abitudini troveranno spazio i miei personaggi, a volte insicuri, a volte melanconici, a volte buffi.
Questa sarà la storia di un percorso. Un percorso lungo 10 giorni e 50 chilometri. Un percorso che non vuole cambiare o modificare la storia, ma solo e semplicemente raccontarla.

Capitolo sesto – Giorni 6 e 7 – Gmunden

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Prima della mia partenza ho cercato informazioni su Gmunden. Grazie alle immagini di google mi ero creato un’immagine virtuale di quello che questa piccola cittadina austriaca mi avrebbe regalato: un lago, un edificio che sembra galleggiare, un fiume, tante montagne e tanti tram rosso/bianco. Wikipedia poi ha aggiunto che Gmunden conta circa quindicimila abitanti, che ha dato i natali a Conchita Wurst (cliccate qui) e che è la più piccola città al mondo fornita di un servizio di tram. Ecco svelato il motivo delle ricorrenti foto dei questi mezzi rosso/bianco.
E’ trascorsa una settimana dal mio arrivo e posso dire di aver visto tutto quello che mi ero prefigurato. Tutto tranne Conchta Wurst e l’edificio galleggiante. Aprendo la mattina la finestra ho una magnifica vista su lago e sulle montagne; per raggiungere la fabbrica allungo di kilometri e ore pur di attraversare il lago, costeggiare il limpidissimo fiume e perdermi silenzio di una natura incredibilmente verde. E’ uno dei pochi posti in cui mi è capitato spesso di staccare gli occhi dal cellulare per osservare e vedere quello che mi circonda. Disattivando il roaming ho scoperto qualcosa di veramente attraente in questa cittadina. Un qualcosa che vorrei comprendere e che sarà la base del mio prossimo progetto. Un progetto a cui dovrò lavorare da domani.

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Capitolo quinto – giorno 5 – Lo spazio di lavoro

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Possiamo iniziare. Io e gli altri ospiti lavoreremo insieme in un immenso stanzone pieno di luce dove ognuno avrà spazio per realizzare i propri lavori. Avremo una scrivania con un piano di granito, un essiccatoio, tantissima argilla e tanti colori. Ci sono spogliatoi e armadietti, una spianatrice per fare le lastre e due forni elettrici per cuocere ad alta temperatura. Tutte le altre cose le prenderemo nel resto della fabbrica.
Non ci sono smalti e nemmeno ingobbi.
Dovrò realizzarli, quindi dovrò cominciare a fare dei test, cosa che ho sempre odiato. Purtroppo, come al mio solito, ho dimenticato in studio tutti i piccoli attrezzi da lavoro, stecche e tutto il resto che non so come si chiama.
Saremo assistiti di Hans Fischer, un tipo in gamba, un intelligente ceramista (o artista) che ha vissuto per un periodo in Italia. Potete guardare il suo sito aggiornato l’ultima volta nel 1998 cliccando qui.
Tornando al lavoro, oggi, mentre gli altri hanno iniziato a produrre, più per imbarazzo che per altro ho preferito organizzare il mio spazio e andare in un ipermercato a comprare qualcosa. Vi consiglio di non acquistare mai i bicchieri di plastica in Austria, sono tanto rari quanto costosi. Ho girato un ora per pagare quattro euro venticinque bicchieri. Salute.

Capitolo quarto – Giorno 4 – La fabbrica

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Vi presento la Gmunder Keramik, ovvero la più grande fabbrica di ceramica d’Europa. Qui ci lavorano circa centotrenta operai e si producono annualmente settecentomila pezzi, tra piatti e altre stoviglierie. Si lavora un solo tipo di argilla bianca cotta a 1060 grandi, poi smaltata, decorata e ricotta. Quasi tutti i processi sono meccanici, ci sono presse, trafile ad aria compressa, macchinari che smaltano e macchine che asciugano. La decorazione è fatta a mano, ma in maniera velocissima. Ci sono poi forni grandissimi e un intero settore per il controllo qualità. Ogni oggetto è accuratamente revisionato e anche per un minuscolo difetto scartato. Per questa ragione il prezzo al pubblico di un piatto è dieci volte superiore rispetto a quello grottagliese.
L’azienda è uno degli sponsor e organizzatori del simposio. Ci offrirà spazi, metterà a disposizione macchinari e tutto quello di cui avremo bisogno durante questo mese. Un altro sponsor ha fornito sei tonnellate di argilla. Sei tonnellate, avete letto bene. Potremo utilizzare argilla bianca, rossa o nera. Quasi tutte refrattarie, tutte che cuociono ad alta o altissima temperatura. Ci risiamo. Come tre anni fa a Neumunster.

Capitolo terzo – Giorno 3 – La presentazione

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E così, alle ore 19.00 presso Museumplatz, c’è la stata la presentazione dei partecipanti al Keramik symposium di Gmunden del 2015.
Saremo in tutto dieci persone di differente età e provenienza. Ognuno con un proprio stile ed un approccio diverso alla materia. Qualcuno anche accompagnato da bambini e cani. Ad introdurci al pubblico è stato il sindaco che, in abiti tradizionali, ha parlato in tedesco per una decina di minuti. Poi c’era la traduttrice e tutti gli organizzatori dell’evento. C’era anche un gruppo musicale invitato apposta. Sono sempre un po’ imbarazzato da queste grandi accoglienze tipiche dei paesi nordici, ma tutto sommato, vedendo le foto, non lo sembro tantissimo. Dopo le presentazioni ufficiali abbiamo mangiato, bevuto, rimangiato e ribevuto. Poi siamo andati in hotel. Al keramik hotel di Gmunden ognuno di noi avrà la sua camera durante la residenza. Io ho la stanza n. 20, secondo piano, letto matrimoniale e vista sul lago. E’ andata benone, diciamoci la verità. Se volete altre foto cliccate qui.
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Capitolo secondo – Giorno 2 – Il viaggio

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Raggiungere Gmunden è stato semplice e interminabile. In poche ore sono passato dalla macchina all’aereo e dall’aereo al treno passando per un furgone. Se vorreste raggiungermi la via più semplice da seguire è la seguente:
1) Grottaglie-Brindisi,
2) Brindisi-Roma,
3) Roma-Vienna,
4) Vienna aeroporto-Vienna Mitte,
5) Vienna Mitte- Vienna Westbahnof,
6) Vienna Westbahnof- Attnang Puchheim,
7) Attnang Puchheim- Gmunden.
Premesso questo potrei dedicare alcune righe all’Alitalia, o alle ferrovie austriache o ancora alla pulizia dei bagni aereportuali viennesi, ma non ne ho voglia. Vi parlerò della tratta Vienna Westbahnof- Attnang Puchheim.
Pochi giorni prima della partenza avevo pensato di dedicare questo mio progetto alle migrazioni. Sono italiano, ho un legame particolare con Budapest e stavo per trascorrere un mese in Austria. Perfetto, avrei raccontato attraverso la ceramica le storie di quanti, in questo periodo, partono da Siria, Afganistan, Somalia o Iraq  per cercare un futuro migliore in Europa. Ho pensato di tornare a Budapest e partire con i migranti verso la Germania, ascoltare le loro storie e trasformarle in oggetti o bassorilievi. Ne ero convinto. Poi sono arrivato a Vienna e mentre aspettavo il treno per Attnang Puchheim (tappa n. 6) sono passati davanti a me una cinquantina di profughi (donne, uomini, bambini) tartassati da flash e scortati dalla polizia. Sono stati fatti salire sul mio stesso treno ed isolati su due vagoni.
Ho pensato che la fortuna mi avesse baciato e che quello sarebbe stato il momento giusto per raccogliere le informazioni che cercavo. Avrei trascorso due ore con loro, mi sarei fatto regalare da tutti un oggetto e lo avrei riprodotto in ceramica. Ho così preso i bagagli e mi sono avvicinato ai loro vagoni, gli unici stracolmi in un treno quasi vuoto.
Li ho attraversati nell’indifferenza totale fino a quando un ragazzo mi ha fermato ed invitato a sedermi. Mi ha ceduto il suo posto e così ho trascorso il mio viaggio Vienna Westbahnof- Attnang Puchheim in compagnia di Alì e altri ragazzi che non ricordo il nome. Erano miei coetanei, uno era laureato, uno era ex militare, a uno li puzzavano i piedi e un altro riprendeva con il cellulare il verde della campagna austriaca. Mi hanno detto che erano iracheni, al contrario della maggioranza che erano siriani. Si stavano dirigendo a Monaco per poi decidere cosa fare.  Si erano conosciuti pochi minuti prima. Tutti avevano pochi vestiti, un po’ di soldi e tantissimo da raccontare. Erano partiti dall’Iraq, avevano attraversato la Turchia e poi si erano imbarcati su un barcone per la Grecia. Avevano rischiato la vita per raggiungere la Macedonia. Al confine tra la Macedonia e la Serbia c’era una fila di circa 20000 profughi che attendeva di entrare. Poi sono andati in Serbia e dalla Serbia in Ungheria. L’entrata in Ungheria è costata ad ognuno di loro circa 1200 euro e che a Budapest la situazione è disastrosa. Fortunatamente sono poi riusciti ad arrivare in Austria da dove avrebbero potuto raggiungere la Germania. Durante il viaggio mi hanno offerto cibo, caffè e sigarette macedoni. Sono stato benissimo con loro e ho spiegato cosa avrei voluto fare. Hanno preso una busta e iniziato a raccogliere alcune piccole cose: un bracciale, un paio di calzini (penso del ragazzo a cui puzzavano i piedi), un paio di fiorini ed una foto.
Poi ci siamo fermati in una stazione di una grande cittadina dove siamo stati assaliti da un gruppo di volontari in giacche fluorescenti che carichi di buone intenzioni ci hanno caricato lanciandoci addosso buste con banane, panini e cioccolatini. Non potevano mancare flash e fotografi.
A quel punto mi sono sentito stranito. Mi sono chiesto cosa significhi aiuto. Mi sono chiesto se fosse stato giusto chiedergli una foto o un oggetto. Mi sono chiesto se effettivamente li avrei aiutati. Ho capito che loro vogliono solo fuggire da una situazione un po’ più di merda della nostra. E lo fanno rischiando la vita. Non hanno bisogno né della mia compassione né del mio portafogli. Figuriamoci di banane, flash e progetti di Giorgio di Palma. Ho così deciso che non gli avrei chiesto niente. Ho lasciato la busta, ho preso i miei bagagli, ci siamo abbracciati e poi salutati.  Uno mi ha detto “God Bless you!”.
Ho lasciato i vagoni stracolmi e mi sono diretto verso il resto del treno vuoto. Ho così raggiunto Attnang Puchheim e poi Gmunden. Sono arrivato. Non ho più un idea per la mia residenza e stasera ho la presentazione. A domani…

Capitolo Primo – Giorno 1 – La partenza

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Sono rimasto parcheggiato per mesi al sole, con il cofano stracolmo di birre, la carrozzeria ammaccata e il carburatore intasato da pizze e patatine fritte.
Poi una spinta mi ha rimesso in moto, lanciato sul volo AZ 1620 e trasportato in Austria.
Ora, mentre sono nella Westbahnhof di Vienna, in attesa del treno che mi condurrà a Gmunden, mi preparo per una nuova avventura targata 29 giorni.
A farmi compagnia poche canzoni trasmesse in loop, un bagaglio preparato alla rinfusa, un vecchio sketchbook e un nuovo macbook, una vecchia macchina fotografica e la mia foto più recente.
Tutto il necessario per partecipare al Keramiksymposium (cliccate qui) e tornare a raccontare qualcosa di non ancora collaudato, da poter condividere a puntate e suddividere in capitoli.
Per più di un mese mi troverete qui, a questo indirizzo virtuale, tra pezzi d’argilla e righe sgrammaticate.
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