Capitolo diciannove – Giorno 25 – Il biscotto –
Non avendo mai studiato ceramica molte delle mie conoscenze le ho apprese viaggiando, grazie alle numerose residenze d’artista fatte negli anni. Perché se a Grottaglie, grazie a mio padre, ho imparato come fare ceramica, con la nostra argilla e alle nostre temperature è quasi impossibile realizzare diversi tipi di manufatti.
Questo perché la ceramica è terra, ma anche riflesso di quella terra in cui nasce e si sviluppa. Racchiude storia, cultura, clima e tradizione.
A Grottaglie si è sempre fatta terracotta a bassa temperatura, cotta al massimo a 960°. Questo perché ci troviamo nel sud Italia, dove a zero gradi muoriamo di freddo noi, non le nostre ceramiche. Se Grottaglie fosse stata in Cina avremmo trovato sicuramente il modo di fare ceramiche a 1300 gradi, perché in Cina saremmo morti di freddo noi e le nostre ceramiche. La terra ci avrebbe offerto la soluzione, avremmo perso i colori splendidi che ci invidiano ma avremmo guadagnato effetti e resistenza che invidiamo.
La cosa complessa è riuscire a portare Grottaglie altrove. Perché, seppur completamente scollegato dalla tradizionale ceramica di Grottaglie, vorrei che nelle mie opere si leggesse non solo il nome ma anche l’età e la provenienza.
Per questo ogni cottura che faccio all’estero è un dilemma. Perché vorrei riuscire a fare quello che faccio a Grottaglie in qualsiasi altra parte del mondo. Perchè quando mi parlano di riduzione, ossidazione, 1300 gradi, fratte e coni, io annuisco senza in realtà capire di cosa la gente mi parli. So quello che voglio, e fortunatamente lo riesco ad ottenere. Conosco i risultati, non i procedimenti.
Ed eccomi qui pronto ad affidare a tre forni differenti le sorti di questa residenza. Due forni a gas cuoceranno in riduzione e ossidazione e un piccolo forno elettrico ospiterà palloncini e altri oggetti. Alcune opere saranno realizzate in monocottura altre avranno bisogno degli smalti che, naturalmente, qui sono tutto un altro mondo.