Capitolo ottavo – Giorno 12 – Asso di bastoni –

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Il mio progetto ha inizio. Mi aggiro per le strade di Vizzini con uno zaino in spalla e un cappellino verde in testa. Ho con me un  po’ d’argilla e una macchina fotografica. Di solito mi accompagna Lisa, che qui conosce tutti e sa come presentarmi. Lei mi introduce e io chiedo alla gente di aiutarmi nel realizzare delle opere che lascerò per strada. Mentre interagiscono faccio delle domande sulla loro vita e sul posto in cui ci troviamo.
Siamo nel Circolo della Società Operaia. Il posto è imponente e a risaltare ai miei occhi sono antichi mattoni in cementina e i soffitti alti. Intorno a un importante tavolo in legno massiccio sono seduti una decina di uomini anziani che leggono intenti dei quotidiani, nessuno sembra interessarsi a me. Di fronte a loro, su un divanetto in pelle nera, c’è Raimondo. Gli chiedo di aiutarmi e lui accetta. Essendo in un circolo ho pensato di realizzare un mazzo di carte, ma di carte ne conto solo quaranta, le mie.
Raimondo è un imbianchino, è disponibilissimo e nonostante la miopia realizza la sua carta, diventerà un asso di bastoni. Non c’è un motivo particolare per la scelta, è la prima che ha notato sul tavolo. A Raimondo delle carte non importa molto. Lui, in questo circolo, si diverte a biliardo. Io lancio la sfida e mi conduce in una stanza attigua. Qui si fa sul serio, qui si organizzano tornei che coinvolgono i paesi limitrofi. C’è una sala con biliardo professionale e due segnapunti: uno elettronico e uno manuale. Per evitare di vedermi bloccato manualmente ed elettronicamente a zero abbandono e saluto Raimondo. Riprendo il mazzo e penso quanto sia strano che nessuno giochi a carte, che forse la mia installazione sia fuori contesto. Poi Lisa apre una porta che non avevo notato. Una stanza meno imponente è colma di persone che giocano a carte. Nessuno vuole interagire, ci sono troppe stoppe da ultimare. Io, invece, devo continuare, devo andare al Circolo Verga.
Al suo ingresso c’è Biagio, alto 155 cm e capelli bianchissimi. Entusiasta mi porta in giro in questo monumentale edificio che un tempo fu un convento. Ci sono lampadari in vetro e un atrio mozzafiato. Ha in mano una lettera, è la ricevuta di 28 euro della pensione che ogni mese riceve per aver lavorato un anno e mezzo in Svizzera. Il resto della pensione è il ricavato di anni trascorsi nel corpo forestale.
Finalmente arriviamo nella stanza che cerco, arredata con tavolini bianchi e sedie blu scamosciate.
Qui i soci giocano a carte e tifano Catania. Il presidente è un giovane farmacista, il tesoriere poco più che trentenne ed io ho trovato il posto per la domenica. Al momento la stanza è vuota, si riempirà nel pomeriggio. Quando torno sono le 15.30. Mi hanno riservato un tavolino dove potrò lavorare. Di fronte a me quattro persone giocano a scopone, altre due a trecento. Si ride parecchio, alcuni interagiscono e altri si innervosiscono per la fortuna dell’avversario. Vorrei restare, realizzare qui le quaranta carte ma devo andare. Saluto Biagio e ci diamo appuntamento per la proiezione della partita del Sabato. Lui tifa Catania, al secondo posto Juve. Io tifo fantacalcio.
Nei prossimi giorni ho partite da biliardo e videoproiezioni da seguire.

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