Capitolo settimo – Giorno 8 – Piccole cose –

cap7web

E’ passata una settimana da quando sono arrivato a Fuping. Conosco gente, mangio in tutti i tipi di ristoranti e ho anche imparato a dire tre parole: ciao, grazie e panino. Quando parlo con i cinesi le ripeto in continuazione, anche se a dire il vero la maggior parte del tempo la passo ad annuire, magari ad ascoltare o sovrappensiero.
Penso a dove sta andando il tipo con quella specie di ape car, a cosa ci sia scritto sulle insegne o a quanti giorni di lavoro costi quel cellulare. Mi diverte un sacco immaginare le storie dei camerieri, i dialoghi tra i banchettanti, o le vite degli operai.
Conosco tutti e quindici gli operai che condividono con me lo spazio di lavoro.
Ogni mattina scendo in studio e li saluto personalmente. Molti sono sordomuti ma non fa differenza, tanto il mio saluto è uguale per tutti.
Appena entro c’è il torniante, poi gli studenti, poi i cinque giovani tornianti che fanno tazze e coppette, uno di loro rifinisce solamente. Poi c’è una ragazza che fa posaceneri, una signora che stampa e due che modellano. Dietro di loro due uomini che graffiscono.
Poi ci sono io.
Di fronte a me un ragazzo che modella personaggi tradizionali in pose diverse e uno che fa monaci. Poi c’è un ragazzo che fa tazzine a mano. Centinaia di tazzine. Migliaia di tazzine. Ripete lo stesso movimento ogni giorno dell’anno. E’ il ragazzo nella foto in alto.
Qui non ci sono sabato, domeniche e festività particolari; si lavora sempre. Alle otto si timbra il cartellino tramite scannerizzazione della retina e si va avanti fino alle dodici. Pausa pranzo e si riparte fino alle diciassette.
Ora dopo ora, giorno dopo giorno, vedo l’immagine del ragazzo scomparire dietro una montagna di tazzine. Eppure lo vedo felice, vedo tutti loro felici. Non c’è bisogno di parlare la stessa lingua per saper leggere la felicità.
Il ragazzo delle tazzine, ad esempio, è sordomuto ma amante delle gif animate. Il poter avere un cellullare ultima generazione e il wifi lo rende felice.
Il ragazzo fotografato nel capitolo due, invece, durante il giorno trasporta argilla e di sera prende bici, casse e microfono e si mette a cantare per strada. Non chiede soldi. E’ solo felice se canta.
E io sono felice di aver pensato a loro per il mio progetto.