Capitolo settimo – Giorno 8 – Il progetto

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Aggiorno il blog seduto su una panchina che si affaccia sul fiume.
Il rumore dell’acqua scandisce il tempo, le piccole case sono disposte in maniera ordinata e assumo la consapevolezza di trovarmi in uno dei posti dove ho sempre sognato di vivere. La tranquillità di questa cittadina e la ciclicità delle sue abitudini sono qualcosa che mi attrae ma che al tempo stesso mi spaventa.
Cambio spesso la strada che mi permette di raggiungere la Gmundener Keramik.  Costeggio il lago e il cimitero o taglio per stradine fatte di piccole case colorate e semplici negozietti.
Nella fabbrica la musica dei Beirut è sovrastata dal suono di piatti che si accatastano, di aria compressa che spara regolare e di frullatori giganti che mescolano smalti.
Raggiungere la mia postazione significa attraversare un mondo di operai che ripetono per ore, ogni giorno, da una vita, movimenti che gli permettono di ottenere medesimi risultati.
Li osservo confondersi nel grigio e nel bianco di un labirinto a tre piani fatto di forme e stampi sempre identici.
Nessuno parla inglese e ci scambiamo spesso un sorriso o un gradevole Guten Morgen.
Penso a questa gente, a cosa si provi a vivere una vita fatta di ripetizioni in una cittadina assolutamente perfetta. Cosa significhi per loro evadere e quanto bisogno abbiano di cambiare. Penso a me, a quanto mi soffochi l’idea del non cercare, dello stare fermo in un posto fino a sprofondarci.
Ed è proprio adesso, mentre sono fermo su una panchina da un’ora, mentre un uccellino dall’alto caca il mio nuovo macbook che decido il mio nuovo progetto.
Potrei fare tantissimo qui a Gmunden, ne ho i mezzi e forse anche le capacità. Potrei giocare a fare il gigante e lo scienziato, ma non sarei me stesso.
Io sarò quello che mi offrirà Gmunden, per i prossimi dieci giorni, durante il cammino che mi condurrà alla fabbrica e nei piccoli gesti che caratterizzeranno le mie giornate.
Nell’ordine, nella pulizia assoluta cercherò qualcosa di futile o magari fuori dall’ordinario da creare in ceramica. Ogni giorno, durante i cinque chilometri che mi porteranno alla fabbrica raccoglierò un oggetto da riprodurre e poi ricollocare per strada, nello stesso posto dove lo avrò raccolto.
Per i prossimi giorni nei piccoli gesti e nelle abitudini troveranno spazio i miei personaggi, a volte insicuri, a volte melanconici, a volte buffi.
Questa sarà la storia di un percorso. Un percorso lungo 10 giorni e 50 chilometri. Un percorso che non vuole cambiare o modificare la storia, ma solo e semplicemente raccontarla.