Opera in memoria di jimmy


Avevo promesso che un giorno avrei raccontato la storia di Jimmy, a cui ho dedicato  “Devo migrare.” “Promettimi che torni”, (foto in alto).
Quel giorno, purtroppo, non è mai arrivato perchè la storia di Jimmy è triste, o meglio lo è stata fino al 7 Ottobre 2012.
Sono le 17.45 di un caldo pomeriggio autunnale. Giorgio si prepara per assistere ad un dibattino cittadino nelle vie del centro storico. Ha da poco finito di produrre origami in ceramica quando ad un tratto viene colpito dietro l’orecchio da un velocissimo qualcosa. Pensa agli indiani, alle frecce e alle cerbottane. Poi si volta e bestemmiando si accorge che è stato un Erithacus rubecula.
Il volatile è steso sul pavimento, k.o.
Giorgio gli si avvicina quando all’improvviso il pettirosso si rialza e inizia a volare nello studio. Cerca una via d’uscita, sbattendo contro il nervoso alano,  l’invendibile radio, fino a trovare rifugio sul condizionatore (fig. 1)
Dopo un attimo di tranquillità il volatile riparte in picchiata verso la finestra ma la zanzariera gli impedisce di raggiungere il cielo. E’ nuovamente steso a terra, incastrato a testa in giù in mezzo decine e decine di pumi appena spugnati (fig. 2). La posizione non lascia presagire nulla di buono. Giorgio usa uno zoccolo di ceramica per stuzzicarlo. Lui si rialza e si rifugia steso laterlamente in un angolo nascosto (fig. 3). Sono momenti di panico. Bisogna fare qualcosa. L’intraprendente ragazzo prende un panno, avvolge il volatile e si precipita per le scale (fig. 4). In mano non sente niente, nessun movimento, teme il peggio.
Poggia lo straccio a terra ed incrocia le dita.
Buona fortuna Jimmy.