Capitolo undicesimo – Giorni 20, 21 – Organizzazione –

 

L’orologio suona le 14.14. Un anziano uomo picchetta blocchi di argilla a tempo.
Non fosse per lui tutto intorno ci sarebbe silenzio. Nella scuola di ceramica di Bechyne ognuno è immerso nei suoi gesti, ripetuti e abituali. Con me ci sono Sofie, Katie, Ellen e Yael. Manca Adam, ancora in ospedale. La luce è gialla e fuori dalla finistra la vita reale sembra non interessarci. Inizia così il trailer girato da Tomáš Hlaváček. Lui è il videomaker ufficiale del simposio. C’è poi Tomas il fotografo, Veronika la critica d’arte e Gabriel il tecnico. Eva è l’organizzatrice. Posso affermare senza dubbio che oggi il Simposio di Bechyne è la residenza più fresca, giovane ma anche professionale a cui abbia partecipato. Ognuno fa il suo lavoro senza esaltazioni. Nessuno è improvvisato ma tutti sanno quello che stanno facendo. Spero che continuino a farlo.

 

Capitolo decimo – Giorni 17,18,19 – Installazioni –

capitolodecimoweb

Le residenze mi danno la possibilità di conoscere gente, luoghi e persone nuove. Mi permettono di lavorare a progetti site-specific, utilizzando l’argilla come principale mezzo espressivo.
A Bechyne saluto tutti come se ci vivessi da una vita. In questa piccola e ordinata cittadina della Boemia sembra tutto perfetto.
E’ tutto pulito, non ci sono sigarette per strada. Ci sono due poliziotti, sempre gli stessi. Attenzione al verde, quattro bar, il cinema e le terme. Tripadivisor consiglia di spostarsi di 6,8 km per mangiare. I menu, infatti, sono gli stessi in tutti e cinque i ristoranti: formaggio fritto o insalata greca se sei vegetariano.
La gente beve tanta birra e le file al supermercato sono sempre lunghe. Le giornate scorrono lente e dalle 19.00 diventa difficile trovare qualcosa aperto, fatta eccezione per il Sovà, il nostro bar che sa di umido.
Cosa farò a Bechyne?
Ho deciso di lavorare per strada e in posti pubblici, provare a scuotere la quotidianeità, restituire a questa cittadina qualcosa che gli appartiene. Pezzi di ceramica, le mie opere come diario di questa residenza. Da sfogliare quando e se qualcuno ne avrà voglia.

Capitolo nono – Giorni 15 e 16 – Le cotture

37378052_434902587028402_2405840933175164928_n
E’ iniziato il conto alla rovescia. Manca poco più di una settimana alla fine del simposio e ho finito la produzione delle mie opere. Ho dovuto lottare come al solito con argille, smalti e temperature che non mi appartengono. Ho provato ad essere me stesso confrontandomi con il pezzo più grande mai realizzato e creando colori partendo da zero. Ho utilizzato argille che mi sono state sconsigliate dai tecnici e ho smaltato in maniera del tutto non convenzionale. Il risultato è affidato a un forno gigante che cuocerà prima il biscotto a 800 grandi e poi gli smalti a 1150 grandi. Fino alla fine non saprò se quello che ho fatto darà risultati soddisfacenti, ma poco importa.
Non penso di poter insegnare a qualcuno degli artisti che ho conosciuto finora come si fa ceramica, ma riesco sempre a leggere nei loro occhi la stima per il mio lavoro. Perché mi rispecchia in fondo. Perché sono imperfetto ma preciso, attento ma sbadato, scontato ma imprevedibile. Sono fermamente convinto delle mie idee ma rispetto quelle degli altri. Questo sono io e quelle che conoscete sono le mie ceramiche.
Le mie ceramiche non devono essere fiche.
Perchè non lo sono io, figuriamoci loro.
P.s. La foto è di Tomas ma non ricordo il cognome.

Capitolo ottavo – Giorni 13,14 – Rosmary

cap7web

Da settimane consumo la stessa colazione: formaggio e uova, pomodori e cetrioli. Poi riempio una tazza di caffe lunghissimo e lo bevo seduto ai tavoli esterni dell’Hotel.
La signora Rosmary è sempre lì, che fuma sigarette e beve teà.
Capelli bianchi e camicie colorate. Veniva a Bechyne ogni anno in vacanza con il marito. Poi lui è morto e Rosmary ha smesso di frequentare la cittadina.
Quest’anno, dopo dieci anni, è di nuovo qui; seduta a quel tavolino dell’Hotel Panska, bevendo teà, fumando sigarette e ricordando momenti condivisi con il marito.
La saluto, la scuola dista poco più di 2 km, ma prima di andarci decido di perdermi per le strade di Bechyne. In queste settimane ho imparato a conoscere abitudini e particolarità di questa cittadina. Ci sono un sacco di persone impiegate nella manutenzione del verde, tanti negozi che vendono finti animali imbalsamati, pochissimi ristoranti e tantissime persone con le stampelle. Ci sono le terme e un importante centro di riabilitazione.
Scendo giù per le scale che mi portano al fiume, attraverso il piccolo ponte di ferro e risalgo per una strada in salita. Piccole case lasciano il posto ad alberi giganti. Le cuffie suonano Nouveau Soleil degli M83. Sono sudato, la maglietta è completamente bagnata. Sono arrivato al grande ponte bianco, il punto panoramico più bello della zona. Mi fermo per una fotografia e riparto. Un cartello mi dice che mancano 2 km al rientro a Bechyne. Li percorro avvolto nei pensieri.
Ieri sera ho visto un bambino che giocava da solo nella piazza mentre il padre era da solo a bere birra nel bar.
Sono quasi arrivato. C’è il gladiator e poi la scuola.
E’ il momento di rimettersi al lavoro, è l’ultimo giorno di produzione.

Capitolo settimo – Giorni 11,12 – L’esplosione

cap7web
C’è un piccolo treno che da Bechyne porta a Tabor. Due piccoli vagoni gialli, non più di cento posti a sedere. Percorre lentamente paesaggi che ignoravo, sostando in minuscoli e impronunciabili paesini. Al mio fianco un uomo grasso in bermuda, di fronte a me il controllore, alle mie spalle una difficile esperienza da raccontare. Condividere delle settimane con degli artisti significa viverci: mangiare, bere, uscire, litigare e scherzare. Venti ore al giorno, per un mese.
Poi il botto.
“C’è stata un’esplosione, chiamate un dottore”.
Tomas era lì che riprendeva con la telecamera mentre Adam mischiava i componenti necessari all’esplosione.
Tomas corre e urla. Poi chiama l’ambulanza.
Sofie è la prima ad arrivare e a soccorrere Adam. Quando io e Luca arriviamo la scuola è piena di fumo. Adam ha il volto chino, coperto di sangue. Le mani sotto acqua corrente.
La squadra del simposio funziona alla perfezione. Lo soccorriamo per quello che sappiamo. Adam è cosciente. Si seguono le istruzioni e si aspetta l’ambulanza. Poi la polizia. Poi si aspettano i pompieri e poi gli artificieri. Si aspettano notizie dall’ospedale. Ore di sala operatoria e tanta speranza. Aspettiamo tutti qualche bella notizia. Forza Adam.
C’è un piccolo treno che da Bechyne porta a Tabor. Insieme a me ci sono Luca e Tomas. C’è un video che riprende Adam e l’accaduto. Tomas lo apre e decidiamo di fermarci poco prima dello scoppio. Il treno è fermo all’ennesima stazione. Poi riparte ma io rimango immobile a osservare paesaggi che ignoravo.

Capitolo sesto – Giorni 8,9,10 – 100 ants –

cap5web

Sono trascorsi quattro giorni dall’ultimo post. Mi piacerebbe scrivere di più, raccontarvi emozioni e sensazioni, accompagnarle a storie e mischiarle a pezzi di ceramica. Purtroppo ci riesco poco; per scrivere devo isolarmi, scavare nell’io per riscoprirmi attraverso gli altri. A Bechyne questo non accade.
Il tempo scorre veloce tra menù cortissimi e birre economiche. Il roaming ha fatto il resto. Quell’isolamento che cercavo e che mi faceva stare bene è stato ammazzato a colpi di giga. La libertà di navigare, effettuare e ricevere chiamate mi ha reso schiavo. Sono lontani i tempi del “non posso parlare, sono all’estero”. Sono tartassato da call center e da richieste assurde.
La disintossicazione sta per iniziare.
Modalità aereo attivata. Nuovi lavori e post in arrivo, in diretta da Bechyne.
Questa è “100 ants”, ceramica nera e filo al kantal. Il racconto animato della mia residenza attraverso gli episodi più significativi. Uno sketchbook tridimensionale, forse l’unica installazione che presenterò nel Museo.

Capitolo quinto – Giorni 6 e 7 – La scuola

cap5cweb

Realizzeremo le nostre opere all’interno della scuola di ceramica di Bechyne, una delle più antiche della repubblica ceca. Istituita nel 1884, la scuola è un grande edificio di tre piani che ospita al primo e al secondo piano laboratori di ceramica, al terzo quelli per la stampa e la pittura. Mi diverto a passeggiare lungo i corridoi tinteggiati d’avorio, tra orologi giganti, arredi e macchine del periodo sovietico. Le finestre del secondo piano si affacciano su un lago, regalando tramonti da incorniciare. Purtroppo le finestre delle nostre stanze di lavoro si affacciano tutte su un lungo muro alto più di due metri. Niente tramonti ma a favore abbiamo accesso diretto e semplice ai laboratori. Io sono nella seconda stanza a sinistra, insieme a Sofie a Yael, al nostro fianco Katie. Poco più’ lontana Ellen e nell’ultima stanza in fondo c’è Adam con le sue esplosioni.
Poco prima di iniziare a lavorare Gabriel, il tecnico, ci spiega che potremmo utilizzare cinque diversi tipi di argilla, alcuni degli otto forni e tutte le attrezzature. Purtroppo ci sono pochissimi smalti e nessun ingobbio, manca pure la spianatrice.
Prendo il primo sacco d’argilla di questa residenza. E’ tempo di cominciare…

cap5aweb

cap5bweb

Capitolo quarto – Giorni 4 e 5 – Gli artisti

bechynesymposyum

In totale siamo in sei a partecipare al simposio di Bechyne. Di età e provenienza diversa, da cinque giorni dividiamo lo stesso hotel, condividiamo strumenti, tavoli cene e birre.
Ve li presento:
Ellen Kleckner (Stati Uniti). Lavora unendo la ceramica ad altri materiali. Le sue opere sembrano vicine al design ma spesso sono prive di qualsiasi funzione.
Segni particolari: Ha un sacco di maglie del ceramic center e da un momento all’altro potrebbe parlare ceco.
Sofie Norsteng (Norvegia). Una vecchia conoscenza, incontrata per la prima volta a Gmunden nel 2016. Realizza al colombino delle masse informi utilizzando differenti tipi di argilla che cuoce una volta sola a diverse temperature, per avere effetti cromatici vari.
Segni particolari: Ha una risata esplosiva che ogni volta mi fa spaventare. Si è comprata una stecca di sigarette appena arrivata a Praga.
Katie SleyMan (North Virginia – Stati Uniti). E’ la più giovane del gruppo. Realizza ceramiche delicatissime che rispecchiano perfettamente la sua personalità.
Segni particolari: E’ vegetariana, grande fan di madonna, dopo la terza birra gli potrebbe partire il karaoke.
Adam Zelezny (Repubblica Ceca). Alto, magro, capelli lunghi e occhiali rotondi. Con la dinamite fa esplodere palle di ceramica cruda all’interno di forme che si costruisce di volta in volta. E’ un lavoro quasi imprevedibile ma dal risultato veramente spettacolare. Vedete il video qui sotto e poi ne riparliamo.Segni particolari: Ogni tanto sparisce.
Yael Atzmony (Tel Aviv – Israele). E’ il grande nome del simposio. Docente di ceramica all’Università di Tel Aviv, ha esposto ovunque ed è una di quelle poche persone che possono essere definite artigiane/artiste. Sta lavorando a un progetto site-specific che non vi posso anticipare.
Segni particolari: Cambia spesso gli occhiali e crede tanto nel magnetismo….è adorabile.
E poi ci sono io… Giorgio di Palma. 68 kilogrammi, riesco a stare bene in gruppo e realizzo inutili ceramiche. Durante le residenze lavoro a progetti lasciandomi inspirare dal posto.
Segni particolari: Qui a Bechyne indosso calzini fluo e ho scoperto di avere una dote innata per il bowling.
Infine mi piacerebbe spendere due parole per Tomas Brabez. Il fotografo ufficiale del simposio, la scheggia impazzita. Da giorni dorme abusivamente nella mia stanza dopo aver chiuso in uno sgabuzzino tre turisti per 2 ore. Si è presentato dicendomi: Esistono due tipi di persone. Quelle che condividono lo spazzolino e quelle che non lo fanno. Tu a quale categoria appartieni?
Sono sicuro che ci regalerà delle sorprese.

Capitolo terzo – Giorno 3 – Il simposio –

cap3web

Il simposio di Bechyně è uno dei più antichi d’Europa. Iniziato nel 1966, con cadenza biennale, nel 2018 giunge alla sua ventottesima edizione. I partecipanti sono invitati direttamente, non ci sono candidature, e nel corso degli anni alcuni tra i più grandi maestri della ceramica hanno preso parte al simposio.
E’ organizzato alla perfezione e per la prima volta durante una residenza riceverò un salario che mi permetterà di coprire le spese di birra e sigarette.
Siamo stati invitati in sette, provenienti da diverse parti del mondo: Stati Uniti, Israele, Norvegia, Italia e Repubblica Ceca.
Come mai hanno invitato Giorgio di Palma?
Ci sono diverse figure collegate al simposio (curatori, artisti, direttori, musei e istituzioni) che propongono una lista di nomi a una giuria che poi decide chi invitare.
Il mio nome, con quello di altri 75 artisti, era stato suggerito da Eva Pelechova, artista di Praga da quest’anno direttrice del simposio, che ho conosciuto nel 2016 a Gmunden.
Ieri pomeriggio c’è stata la presentazione alla presenza di organizzatori e istituzioni locali. Agli artisti è stato riservato un posto a sedere al centro della una stanza di un museo, di fronte avevamo una grande tavola imbandita di cibo e al fianco tutte le autorità. Si è parlato tanto ma ho capito poco. C’era anche un cantante folk. All’inizio ho mangiato con imbarazzo, ma poi ho abbandonato l’imbarazzo per concentrarmi sul cibo e sui presenti. Domani ve li presento…

Capitolo secondo – Giorno 2 – La città

793

Prima della partenza ho detto a tutti che andavo a Praga perché se avessi detto Bechyně nessuno avrebbe capito. Trascorse ventiquattro ore dal mio arrivo, ogni volta che dico Bechyně nessuno mi capisce, compresa la gente del posto.
L’errore sta proprio nella pronuncia che dovrebbe essere Bechigne e non Bechine, ma manca un suono tra la c e la h che non riesco a scrivere, figuriamoci a pronunciare.
Fonetica a parte ci sono tante cose che ancora devo scoprire di questa piccola cittadina della repubblica ceca.
Grazie a google già sapevo che qui ci vivono circa cinquemila persone, che ci sono delle terme, un fiume, un castello, un lago, un sacco di verde e un ponte bianco ma non ho ancora avuto modo di vederli, nonostante sia uscito presto questa mattina armato di macchina fotografica.
Ho incrociato alcune delle cinquemila persone che ci vivono ma delle terme, del castello e del lago nessuna traccia. Ho intravisto immerso nel verde un ponte bianco che non era per niente fotogenico. Per ora accontentiamoci delle foto di google che, nella parte a destra della foto più grande, ci regalano anche uno scorcio dell’ hotel Panskà, la mia casa per le prossime settimane.
Ho la stanza numero 221, una doppia con due letti singoli, due sedie, due lampade, due calzatoi, due lampadari, un bagno, una televisione e una finestra che si affaccia su un cortile privato ma che mi permette di vedere la pioggia cadere. Tutto l’albergo ha la moquette azzurra e per raggiungere la stanza 221 bisogna salire 2 piani e camminare un corridoio lungo dove sembra di essere in un traghetto.

bechyne2

Capitolo primo – Giorno 1 – Vitejte V Bechini –

cap1web
Ho chiuso l’ombrellone in anticipo, scrollandomi di dosso sabbia mista a impegni.
Ho affidato a trenitalia le coordinate della mia nuova destinazione. Due bus, un regionale e un frecciabianca mi hanno allontanato da Grottaglie e spostato a nord.
Prima tappa Modena, per il pit-stop più lungo e importante della mia carriera, nove ore e due grandi installazioni.
Poi l’aeroporto di Bologna, con sedie di ferro rosso che si materializzano come un incubo sotto i miei occhi. Altra nottata insonne e partenza per Praga passando per Francoforte.
Mentre vi chiederete il perché di tutto questo io mi chiedo come mai sono l’unico che indossa pantaloncini e maglietta a maniche corte. Controllo il meteo e leggo la sentenza.
Chiudete anche voi gli ombrelloni, aprite gli ombrelli. Sto tornando con nuovi capitoli. Ci separano 26 gradi e 1610 kilometri.
Vitejte V Bechini.