Capitolo ventesimo – Giorno 29 – La fine –

 

Incapace di esprimere verbalmente i miei sentimenti affido a pezzi d’argilla il compito di tradurre le mie emozioni e le mie sensazioni. Ho spesso paura di essere frainteso e di non riuscire a replicare a chi vorrebbe comprendere il mio mondo, una realtà bellissima ma al tempo stesso melanconica, fatta di cose inutili e animali fantastici, risultato di esperienze vissute in modo troppo programmato quanto completamente casuale.
Quella di Gmunden è stata un’esperienza incredibile, in cui ho affidato tutto al percorso e niente al risultato finale. Ho cercato di trasmettere questa volontà nei vari capitoli di questo blog e in tutte le opere realizzate. Ho aggiunto un video, quello in alto, forse difficilmente comprensibile, forse troppo semplice.
Sono così arrivato davanti alla giuria con tante cose da mostrare, poche parole da dire e una totale paura del giudizio finale. Un gruppo di addetti ai lavori, cinque esperti del settore, ha selezionato le opere che gireranno nei vari Musei per i prossimi due anni e quella che entrerà a far parte della collezione permanente di Gmunden.
La giuria era composta da Claudia Casali, direttrice del MIC in Faenza, Stijn Yperman, docente di ceramica ed ex partecipante al Simposio, Gabi Dewald, giornalista ed ex redattrice di Keramik Magazine, Frank Luise, artista e docente di ceramica all’accademia di Linz e Jindra Vikova, affermata artista ceca.
Abbiamo discusso a lungo sulle mie opere e ho ascoltato le loro considerazioni. Qualcuno mi ha chiesto di dover scegliere tra gli oggetti e gli altorilievi, di dover scegliere tra due cose che per molti non dialogano tra loro. Avrei voluto spiegare che anche se non dialogano quelle parti hanno un bisogno tremendo di esistere, di venir fuori al momento opportuno. Non ho detto niente, ho voluto che fossero loro a decidere. Tra la giuria c’è chi ha lottato con me, chi si è emozionato e chi sicuramente non ho convinto.
Alla fine sono stati selezionati tutti gli oggetti dell’installazione Pumpkin in dead: sedia, posacenere, martello, estintore, scopa e video. La tanica, invece, entrerà a far parte della collezione permanente.
Non sono contento per le 6 opere selezionate e nemmeno triste per i 6 altorilievi esclusi. Questo progetto puntava al percorso e non al risultato finale. Un percorso che ho condiviso con persone incredibili. Quando ripenserò a Gmunden e al Simposio non mi verranno in mente né le mie opere e nemmeno quelle di artisti interessantissimi. Penserò a quanto detto, vissuto, sofferto e riso con chi ho avuto il piacere di conoscere e incontrare in questa piccola e ordinatissima cittadina. Una cittadina che non si ricorderà del mio passaggio, ma che ha segnato un passaggio importante della mia vita.
Bye Bye Gmunden.

Capitolo diciannovesimo – Giorno 28 – Gli oggetti –

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Quelli che vedrete di seguito sono una serie di oggetti in dimensione reale, ritrovati all’interno della fabbrica e riprodotti in ceramica senza utilizzare stampi. Sono opere che ho realizzato modellando a mano differenti argille cotte in seguito a varie temperature. Sono una sedia, sopravvissuta a sfavorevoli pronostici e crolli, una tanica, modellata senza alcun criterio tecnico, un martello distrutto e poi ricostruito, un posacenere testimone delle mie troppe sigarette, una scopa cotta per ben quattro volte e un estintore non fotografato. Questi sono gli ultimi lavori che ho realizzato durante il Simposio di Gmunden e insieme agli altri sono stati mostrati alla giuria che ha selezionato ed espresso il suo parere. Domani vi dirò come è andata, le mie ultime impressioni e considerazioni.

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Capitolo diciottesimo – Giorno 27 – Io e Doro –

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Non sono quasi mai riuscito a collaborare. Forse perché non mi piace il 74% delle cose che mi circonda, forse perché è solo quando realizzo le mie opere che sono pienamente me stesso, cosa che mi rende nudo di fronte al mondo. Ma a Gmunden sono cresciuto. Ho visto le ceramiche di Doro e me ne sono innamorato. Per questo ho deciso di voler realizzare alcune opere con lei. Una seria di personaggi fantastici, modellati unendo argille diverse, cotti a 1060° e ricotti con gli ossidi. Questo è risultato della nostra collaborazione. Purtroppo mancano cinque personaggi che sono stati regalati e donati.

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Capitolo diciassettesimo – Giorni 25 e 26 – Ritorno al futuro –

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Sono in aeroporto e mentre attendo il volo che mi riporterà in Italia mi accorgo del ritardo di una settimana sugli aggiornamenti. Ho lasciato Gmunden, le mie opere, gli amici e un conto non saldato nella reception dell’hotel. Nei prossimi capitoli proverò a descrivervi gli ultimi giorni di quella che è stata una delle esperienze più incredibili della mia vita. Ho ideato il mio progetto prevedendo la realizzazione di opere che restituissero il mio ricordo alla città; oggetti raccolti durante il percorso dall’hotel e poi riprodotti in fabbrica. Ci ho creduto, ho lavorato e sono spesso inciampato. Con una serenità indescrivibile ho deciso di andare avanti cambiando strada. Ho smesso di progettare, calcolare e aggiornare il blog. Ho capito di aver trascorso così tanto tempo nell’idea del dover lasciare qualcosa che ho dimenticato troppe cose per strada. Ho abbandonato qualsiasi aspettativa finale e ho vissuto ogni giorno al massimo.
Ho speso 200 euro per scappare da Gmunden e tornare in taxi, bevuto 3000 birre e consumato kilogrammi di argilla. Ho fumato il triplo del normale e sono crollato nel caldo di una camera di essiccazione. Ho dormito mediamente tre ore a giorno, mangiato kilogrammi di formaggi e spezie, sono rimasto bloccato in ascensore e ho ballato la break dance in posti improbabili. Ho fatto talmente tante cose che un giorno ho smesso di pensare in italiano, anzi ho smesso di pensare del tutto. Sono così arrivato alla fine. Ho presentato le opere alla giuria e cercato di spiegare quanti meno perché possibili. Nei prossimi paragrafi l’elenco di tutto quanto realizzato a Gmunden. Cominciamo con gli altorilievi. Ne ho realizzati in tutto sei, appiccicando su vecchi materiali ritrovati in fabbrica alcuni momenti della mia residenza. Purtroppo ne sono riuscito a fotografare quattro. Quello in alto si intitola “can you take us a picture?”, gli altri sono scritti sotto.

iwouldliketobelikeyouweb“I would like to be like you”, 30×25 cm.

 canyoupassmethecheese“Can you pass me the cheese?”, 40×40 cm
Iforgotthekey“I forgot the key”, 40×26 cm.

Capitolo sedicesimo – Giorni 23 e 24 – Giorgio Terracotta è tornato

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Il tempo stringe e le cose da fare aumentano. Bisogna prenotare i forni per le ultime cotture, ripulire gli spazi di lavoro, preparare la mostra e decidere i pezzi da esibire. Rispettando il mio stile sarò uno degli ultimi a terminare, abituato a rimandare a domani quello che avrei potuto fare ieri. Devo ancora aspettare opere che escono dal forno, smaltarle, dare il platino e preparare le cornici per i miei altorilievi. A tutto questo aggiungete la mia nuova collaborazione con Dorothea Klug. Cliccate qui per vedere le sue fantastiche opere. Fatelo veramente, ne vale la pena.
Insieme abbiamo deciso di realizzare una serie di personaggi mischiando stili e argille. Ci saranno uomini tartaruga, cigni nudi, delfini inghiottiti, conigli con i guantoni, lucertole volanti e tanto altro. Dovrete aspettare la prossima infornata. A proposito di forni, lunga vita all’apertura frontale e alla bassa temperatura.
Giorgio Terracotta is back.

Capitolo quindicesimo – Giorni 21 e 22 – Reality

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Grazie al Simposio di Gmunden mi trovo a condividere con altre nove persone che neanche conoscevo settimane intensissime. Come in un reality show ci siamo ritrovati a vivere, lavorare, pranzare e cenare in una fabbrica per venti ore al giorno, tempo necessario per far nascere e scatenare tutto quello che i peggiori grandi fratello ci hanno abituato ad amare. Dopo tre settimane iniziano a comparire simpatie, amicizie, litigi, pettegolezzi e turni per la cucina su tavolette magnetiche. Io non cucino, mangio tanto e penso di essere ingrassato un paio di kilogrammi. Colpa della birra, delle poche ore di sonno e delle tante d’insonnia. Quello che ho provato a fare qui a Gmunden è stato raccontare il mio percorso, affidandolo agli oggetti e agli altorilievi il compito di narrare tutte le mie avventure. Con l’esplosione molti altorilievi sono andati distrutti ma fortunatamente sono riuscito a recuperarli. Una miscela magica fatta di aceto, zucchero e argilla liquida mi ha permesso di unirli e cuocerli a 1160 gradi. La tenuta è stata strepitosa e ho trascorso una giornata intera a dipingere volti e vestiti. Per concluderli mi mancano due cotture, ho ancora tempo a disposizione e un sacco di sonno.

Capitolo quattordicesimo – Giorno 20 – La sedia –

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Vi presento la sedia, unica sopravissuta alle esplosioni dei giorni scorsi. L’ho realizzata la scorsa settimana e già da allora  ho compreso che non avevo una soluzione per spostarla. Da allora è ingonbrantemente al mio fianco a tempo indeterminato.
Ridotto lo spazio di lavoro ho aumentato il tempo di produzione. Ieri non appena risalito nel laboratorio ho trovato una piacevole sorpresa: Andrea mi ha fatto trovare un cilindro d’argilla da pressa svuotato e mi ha detto che avrei dovuto ricominciare dall’estintore.
Siamo rimasti in quattro fino alle quattro del mattino in fabbrica. Abbiamo mangiato, bevuto e lavorato. Ho rifatto l’estintore ed ho cucinato due tortillas. Oggi è un altro giorno, devo spostare la sedia e fare altre cose. A domani.

Capitolo tredicesimo – Giorni 17, 18 e 19 – Esplosioni –

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Sono arrivato al Simposio con tante paure, non conoscendo i materiali mi sentivo svantaggiato rispetto a chi la ceramica la studia o la insegna da una vita. Sono entrato in punta di piedi e grazie al mio modo di fare mi sono integrato in un gruppo che ha moltissime differenze culturali dalle mie. Differenze che possono essere accettate ma difficilmente comprese.
Ho lavorato al mio progetto e realizzato i miei pezzi.
Con una tempistica perfetta sono riuscito a modellare otto grandi oggetti e sei altorilievi alternandoli a birre, passeggiate e mangiate pesanti.
Ho così infornato quasi tutta la mia avventura a Gmunden in tre giorni differenti. I tre giorni trascorsi, quelli in cui sono mancato dal blog.
Per tre volte i miei lavori sono andati distrutti, affondati dalle esplosioni dei pezzi dei miei compagni di viaggio. Ci son rimasto male, anzi malissimo. Mi sono interrogato sul da farsi e su come. Ho pensato al gruppo e a Giorgio di Palma, a quello che mostrerò alla presentazione finale, vicina ormai pochi giorni. Davanti a una tazza di tè ho rivissuto le mie esperienze a Neumuster e Vizzini. Ho ricordato i miei lavori, le miei installazioni e soprattutto gli sguardi di chi ha condiviso con me quelle esperienze. Nei loro occhi ho lasciato sempre un ricordo e un messaggio più duraturo di qualsiasi ceramica cotta a qualsiasi temperatura. Per questo quando ho visto gli sguardi dispiaciuti dei miei amici ho perdonato e dimenticato tutto. Mi sono rialzato più forte e più convinto dei miei mezzi. Ho riaggiornato il blog e ripreso la ceramica. Il mio percorso ricomincia da qui. Con poco tempo a disposizione e con la consapevolezza di conoscere veramente la materia con cui lavoro. Perché senza averlo mai fatto, so come lavorare e cuocere questa argilla. Si riparte.

Capitolo dodicesimo – Giorno 16 – Con calma

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La mia produzione continua in maniera lenta e inesorabile. Un pezzo al giorno, alternando altorilievi a oggetti. Mischio argille, ascolto musica, lascio i pezzi nella camera di asciugatura, mangio pane e formaggio, accendo il forno, bevo tisane e aspetto nuove ispirazioni. Sto vivendo questa esperienza a Gmunden senza affanni, senza attendere il grande finale. Ho per la prima volta la possibilità di conoscere tecniche e piccoli segreti che fino a ieri ammiravo osservando i pezzi di quanti si confrontano quotidianamente con argille di questo tipo. Potrei cuocere in forni grandi come box auto e utilizzare innumerevoli sacchetti di argilla, ma procedo con calma. Ho trovato nella fabbrica un materasso gonfiabile di enormi dimensioni, dove vi trascorro ore pensando a cosa scrivere, ascoltando “Cara” di Lucio Dalla e sbrodolando il cuscino.
Sono abituato a lavorare il giusto, ad accendere il forno quando è pieno e a non sprecare argilla. Ecco perché anche se a volte mi sento lento, sono felicemente me stesso.
Il secondo oggetto che ho realizzato è una scopa. L’ho trovata appoggiata fuori un negozietto, vicino all’erboristeria, dietro l’hotel. Non l’ho rubata ma l’ho fotografata. Per la realizzazione ho utilizzato argilla bianca refrattaria, poi ingobbiata e cotta a 1200 gradi. Purtroppo l’effetto non mi ha ancora convinto e penso di riprovare a una temperatura superiore. Vi aggiornerò con calma, domani.

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Capitolo undicesimo – Giorno 15 – Pigiama di pile

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La scelta di portare il pigiama di pile non è stata delle migliori. Ho trascorso la notte spogliandomi e rivestendomi, abbracciando vecchi incubi e tenendoli stretti sul mio cuscino.
Cerco di esorcizzare le mie paure, quelle di sempre, nascondendomi dietro un cappello verde e affidando la mia difesa a un esercito d’animali d’argilla. Quella degli altorilievi è la mia produzione più intima, che realizzo quando sono da solo, quando ne ho bisogno. Per questo non la svendo, preferisco che le opere siano con me, a farmi compagnia, a difendermi. Qui a Gmunden realizzerò oggetti e altorilievi che caratterizzano questo mio percorso. Se non avete letto il progetto potrete farlo cliccando qui.
Ho così cercato vecchi ferri e tavole, insegne e tutto quanto possa ospitare i miei soliti personaggi. Mi sono immerso nei cassoni dei rifiuti industriali della fabbrica e tirato fuori un po’ di materiale. Sono poi risalito in studio, ho inserito le cuffie e affidato a “Hero” dei Family of the day la colonna sonora di “Can you pass me the cheese?”, primo altorilievo realizzato a Gmunden.
L’ho modellato con l’argilla rosa, bellissima perché cambia colore in base alla temperatura di cottura passando da viola a rosa, lilla, grigio e giallo.
P.s. La foto è stata fatta dagli organizzatori. Qui ce ne sono altre.

Capitolo decimo – Giorni 13 e 14 – Tonnellate d’argilla

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Cerco di ritagliarmi uno spazio per aggiornare il blog, impegnato nello smaltimento di quattro tonnellate d’argilla e ottanta litri di birra. Sto vivendo giornate intensissime: il lavoro si confonde con il divertimento, la colazione con il pranzo, le uscite pomeridiane si prolungano sino al mattino e il pranzo diventa cena. Mi rimangono cinque ore per dormire e quaranta minuti per passeggiare fino alla fabbrica. E nella Gmundner Keramik che ho preso il primo oggetto della serie che caratterizzerà questa mia residenza. E’ un estintore, realizzato utilizzando due tipi di argilla diversa: terraglia forte e argilla nera. Hanno ritiri e temperature di cottura differenti, questo potrebbe determinare rottura e conseguente abbandono del pezzo nel bidone dei rifiuti.
Ma sono qui, ho a disposizione quaranta tonnellate d’argilla e del tempo per sperare.

Capitolo nono – Giorni 11 e 12 – Test sui colori-

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E’ da un paio di giorni che abbiamo iniziato a lavorare seriamente. C’è chi in poco tempo ha già realizzato dei pezzi, chi sta testando e chi inizia a entrare in contatto con la materia. L’esperienza in Germania mi ha permesso di scoprire delle terre bellissime che questa volta spero di conoscere meglio soprattutto durante la smaltatura e la colorazione, fasi che contraddistinguono i miei lavori e che ad alta temperatura mi spaventano particolarmente. Dovrei iniziare i test sui colori, ma odio provare aspettando risposte che non so mai se mi convinceranno. Mi sono creato degli ingobbi colorati e li ho applicati su dei matitoni giganti che ho realizzato. Ho segnato tutto su un foglio di carta e infornato a 1100 gradi. Questo è il risultato del mio test sui colori ma devo aspettare l’esito della seconda cottura per giudicarne intensità e lucentezza. Vedremo.

Capitolo ottavo – Giorni 9 e 10 – I partecipanti

Condividerò questa esperienza con nove artisti provenienti da diverse parti del mondo. Per questo, prima di iniziare, mi piacerebbe presentare il gruppo. Ognuno ha uno proprio stile, un proprio modo di lavorare e un approccio differente alla materia. Le foto che troverete di seguito sono state scattate da Eva, una delle organizzatrici del Keramik symposium di Gmunden. Potete seguire la pagina facebook cliccando qui.

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Eva Pelechová

Età: 31
Provenienza: Repubblica Ceca.
Note: Sa camminare come la bimba dell’esorcista e dice sempre tiriri e tarara.
Lavora al negativo. Realizza delle grandi forme di gesso utilizzando gli scarti di altri stampi nei quai fa delle colate di porcellana liquida.

Andreas Vormayr
Età: 29
Provenienza: Austria
Note: Possiede un fucile ad aria compressa ad altissima precisione e ascolta sempre tecno ad alto volume.
Sta realizzando monoliti d’argilla bianca alti più di due metri dove sottrae o aggiunge materia.

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Eva Roucka
Età: 64
Provenienza: Repubblica Ceca
Note: Viaggia sempre con un cane pelosissimo nero e si sposta su un monopattino.
Realizza grandi sculture cotte ad alta temperatura, utilizzando differenti tipi di argilla, smalti e ossidi.

Kim Sangwoo
Età: 34
Provenienza: Svizzera
Note: Kim non è il nome ma il cognome. Lava sempre i denti prima di iniziare a lavorare per essere pulito nella creazione.
E’ alla continua ricerca della forma perfetta. Le sue opere sono grandissime e tecnicamente curate in ogni fase della realizzazione.

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Giovanni Ruggiero
Età: 44
Provenienza: Italia
Note: Cucina da Dio, fa spesso footing e fuma il sigaro toscano.
Lavora non solo la ceramica ma tantissimi materiali. Cerca di superarsi nella realizzazione di lastre sempre più grandi e sottili su cui applica o sottrare argilla per “disegnare” mondi da scoprire.

Heidrun Weiler
Età: 40
Provenienza: Austria
Note:  Ha una bambina piccola e insieme al marito vivono vicino Gmunden
Sta realizzando una serie di sassi in ceramica cotti ad alta temperatura che saranno tutti ospitati all’interno di un altro grande sasso cotto a bassa temperatura. Con il tempo il grande sasso si romperà e lascerà spazio a tutti gli altri.

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Anna Dorothea Klug
Età: 31
Provenienza: Germania
Note: E’ accompagnata da Nico, il suo ragazzo-pittore, e dalla piccola figlia Oda. E’ fissata per le presentazioni e si spaventa facilmente.
Le sue sono sculture misteriosamente affascinanti realizzate in grandi dimensioni utilizzando diverse argille e ingobbi, cotte a differenti temperature.

Janos Fischer
Età: 61
Provenienza: Germania
Note: Sempre rilassatissimo, indossa spesso pantaloni larghi e bretelle.
Ha lavorato con differenti materiali ma mai con la ceramica. Per la prima volta si sta confrontando con questo materiale realizzando sculture partendo da monoblocchi d’argilla.

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Sofie Norsteng
Età: 34
Provenienza: Norvegia
Note: Non mangia carne rossa, fuma tabacco senza filtri ed ha una grandissima vitalità.
Sta realizzando opere informi, con argille diverse cotte ad altissima temperatura.

E infine ci sono io, Giorgio di Palma
Età: 34
Provenienza: Grottaglie, Italia
Note: A Gmunden ho bevuto tre litri di zuppa in un solo giorno

 

Capitolo settimo – Giorno 8 – Il progetto

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Aggiorno il blog seduto su una panchina che si affaccia sul fiume.
Il rumore dell’acqua scandisce il tempo, le piccole case sono disposte in maniera ordinata e assumo la consapevolezza di trovarmi in uno dei posti dove ho sempre sognato di vivere. La tranquillità di questa cittadina e la ciclicità delle sue abitudini sono qualcosa che mi attrae ma che al tempo stesso mi spaventa.
Cambio spesso la strada che mi permette di raggiungere la Gmundener Keramik.  Costeggio il lago e il cimitero o taglio per stradine fatte di piccole case colorate e semplici negozietti.
Nella fabbrica la musica dei Beirut è sovrastata dal suono di piatti che si accatastano, di aria compressa che spara regolare e di frullatori giganti che mescolano smalti.
Raggiungere la mia postazione significa attraversare un mondo di operai che ripetono per ore, ogni giorno, da una vita, movimenti che gli permettono di ottenere medesimi risultati.
Li osservo confondersi nel grigio e nel bianco di un labirinto a tre piani fatto di forme e stampi sempre identici.
Nessuno parla inglese e ci scambiamo spesso un sorriso o un gradevole Guten Morgen.
Penso a questa gente, a cosa si provi a vivere una vita fatta di ripetizioni in una cittadina assolutamente perfetta. Cosa significhi per loro evadere e quanto bisogno abbiano di cambiare. Penso a me, a quanto mi soffochi l’idea del non cercare, dello stare fermo in un posto fino a sprofondarci.
Ed è proprio adesso, mentre sono fermo su una panchina da un’ora, mentre un uccellino dall’alto caca il mio nuovo macbook che decido il mio nuovo progetto.
Potrei fare tantissimo qui a Gmunden, ne ho i mezzi e forse anche le capacità. Potrei giocare a fare il gigante e lo scienziato, ma non sarei me stesso.
Io sarò quello che mi offrirà Gmunden, per i prossimi dieci giorni, durante il cammino che mi condurrà alla fabbrica e nei piccoli gesti che caratterizzeranno le mie giornate.
Nell’ordine, nella pulizia assoluta cercherò qualcosa di futile o magari fuori dall’ordinario da creare in ceramica. Ogni giorno, durante i cinque chilometri che mi porteranno alla fabbrica raccoglierò un oggetto da riprodurre e poi ricollocare per strada, nello stesso posto dove lo avrò raccolto.
Per i prossimi giorni nei piccoli gesti e nelle abitudini troveranno spazio i miei personaggi, a volte insicuri, a volte melanconici, a volte buffi.
Questa sarà la storia di un percorso. Un percorso lungo 10 giorni e 50 chilometri. Un percorso che non vuole cambiare o modificare la storia, ma solo e semplicemente raccontarla.

Capitolo sesto – Giorni 6 e 7 – Gmunden

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Prima della mia partenza ho cercato informazioni su Gmunden. Grazie alle immagini di google mi ero creato un’immagine virtuale di quello che questa piccola cittadina austriaca mi avrebbe regalato: un lago, un edificio che sembra galleggiare, un fiume, tante montagne e tanti tram rosso/bianco. Wikipedia poi ha aggiunto che Gmunden conta circa quindicimila abitanti, che ha dato i natali a Conchita Wurst (cliccate qui) e che è la più piccola città al mondo fornita di un servizio di tram. Ecco svelato il motivo delle ricorrenti foto dei questi mezzi rosso/bianco.
E’ trascorsa una settimana dal mio arrivo e posso dire di aver visto tutto quello che mi ero prefigurato. Tutto tranne Conchta Wurst e l’edificio galleggiante. Aprendo la mattina la finestra ho una magnifica vista su lago e sulle montagne; per raggiungere la fabbrica allungo di kilometri e ore pur di attraversare il lago, costeggiare il limpidissimo fiume e perdermi silenzio di una natura incredibilmente verde. E’ uno dei pochi posti in cui mi è capitato spesso di staccare gli occhi dal cellulare per osservare e vedere quello che mi circonda. Disattivando il roaming ho scoperto qualcosa di veramente attraente in questa cittadina. Un qualcosa che vorrei comprendere e che sarà la base del mio prossimo progetto. Un progetto a cui dovrò lavorare da domani.

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Capitolo quinto – giorno 5 – Lo spazio di lavoro

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Possiamo iniziare. Io e gli altri ospiti lavoreremo insieme in un immenso stanzone pieno di luce dove ognuno avrà spazio per realizzare i propri lavori. Avremo una scrivania con un piano di granito, un essiccatoio, tantissima argilla e tanti colori. Ci sono spogliatoi e armadietti, una spianatrice per fare le lastre e due forni elettrici per cuocere ad alta temperatura. Tutte le altre cose le prenderemo nel resto della fabbrica.
Non ci sono smalti e nemmeno ingobbi.
Dovrò realizzarli, quindi dovrò cominciare a fare dei test, cosa che ho sempre odiato. Purtroppo, come al mio solito, ho dimenticato in studio tutti i piccoli attrezzi da lavoro, stecche e tutto il resto che non so come si chiama.
Saremo assistiti di Hans Fischer, un tipo in gamba, un intelligente ceramista (o artista) che ha vissuto per un periodo in Italia. Potete guardare il suo sito aggiornato l’ultima volta nel 1998 cliccando qui.
Tornando al lavoro, oggi, mentre gli altri hanno iniziato a produrre, più per imbarazzo che per altro ho preferito organizzare il mio spazio e andare in un ipermercato a comprare qualcosa. Vi consiglio di non acquistare mai i bicchieri di plastica in Austria, sono tanto rari quanto costosi. Ho girato un ora per pagare quattro euro venticinque bicchieri. Salute.

Capitolo quarto – Giorno 4 – La fabbrica

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Vi presento la Gmunder Keramik, ovvero la più grande fabbrica di ceramica d’Europa. Qui ci lavorano circa centotrenta operai e si producono annualmente settecentomila pezzi, tra piatti e altre stoviglierie. Si lavora un solo tipo di argilla bianca cotta a 1060 grandi, poi smaltata, decorata e ricotta. Quasi tutti i processi sono meccanici, ci sono presse, trafile ad aria compressa, macchinari che smaltano e macchine che asciugano. La decorazione è fatta a mano, ma in maniera velocissima. Ci sono poi forni grandissimi e un intero settore per il controllo qualità. Ogni oggetto è accuratamente revisionato e anche per un minuscolo difetto scartato. Per questa ragione il prezzo al pubblico di un piatto è dieci volte superiore rispetto a quello grottagliese.
L’azienda è uno degli sponsor e organizzatori del simposio. Ci offrirà spazi, metterà a disposizione macchinari e tutto quello di cui avremo bisogno durante questo mese. Un altro sponsor ha fornito sei tonnellate di argilla. Sei tonnellate, avete letto bene. Potremo utilizzare argilla bianca, rossa o nera. Quasi tutte refrattarie, tutte che cuociono ad alta o altissima temperatura. Ci risiamo. Come tre anni fa a Neumunster.

Capitolo terzo – Giorno 3 – La presentazione

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E così, alle ore 19.00 presso Museumplatz, c’è la stata la presentazione dei partecipanti al Keramik symposium di Gmunden del 2015.
Saremo in tutto dieci persone di differente età e provenienza. Ognuno con un proprio stile ed un approccio diverso alla materia. Qualcuno anche accompagnato da bambini e cani. Ad introdurci al pubblico è stato il sindaco che, in abiti tradizionali, ha parlato in tedesco per una decina di minuti. Poi c’era la traduttrice e tutti gli organizzatori dell’evento. C’era anche un gruppo musicale invitato apposta. Sono sempre un po’ imbarazzato da queste grandi accoglienze tipiche dei paesi nordici, ma tutto sommato, vedendo le foto, non lo sembro tantissimo. Dopo le presentazioni ufficiali abbiamo mangiato, bevuto, rimangiato e ribevuto. Poi siamo andati in hotel. Al keramik hotel di Gmunden ognuno di noi avrà la sua camera durante la residenza. Io ho la stanza n. 20, secondo piano, letto matrimoniale e vista sul lago. E’ andata benone, diciamoci la verità. Se volete altre foto cliccate qui.
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Capitolo secondo – Giorno 2 – Il viaggio

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Raggiungere Gmunden è stato semplice e interminabile. In poche ore sono passato dalla macchina all’aereo e dall’aereo al treno passando per un furgone. Se vorreste raggiungermi la via più semplice da seguire è la seguente:
1) Grottaglie-Brindisi,
2) Brindisi-Roma,
3) Roma-Vienna,
4) Vienna aeroporto-Vienna Mitte,
5) Vienna Mitte- Vienna Westbahnof,
6) Vienna Westbahnof- Attnang Puchheim,
7) Attnang Puchheim- Gmunden.
Premesso questo potrei dedicare alcune righe all’Alitalia, o alle ferrovie austriache o ancora alla pulizia dei bagni aereportuali viennesi, ma non ne ho voglia. Vi parlerò della tratta Vienna Westbahnof- Attnang Puchheim.
Pochi giorni prima della partenza avevo pensato di dedicare questo mio progetto alle migrazioni. Sono italiano, ho un legame particolare con Budapest e stavo per trascorrere un mese in Austria. Perfetto, avrei raccontato attraverso la ceramica le storie di quanti, in questo periodo, partono da Siria, Afganistan, Somalia o Iraq  per cercare un futuro migliore in Europa. Ho pensato di tornare a Budapest e partire con i migranti verso la Germania, ascoltare le loro storie e trasformarle in oggetti o bassorilievi. Ne ero convinto. Poi sono arrivato a Vienna e mentre aspettavo il treno per Attnang Puchheim (tappa n. 6) sono passati davanti a me una cinquantina di profughi (donne, uomini, bambini) tartassati da flash e scortati dalla polizia. Sono stati fatti salire sul mio stesso treno ed isolati su due vagoni.
Ho pensato che la fortuna mi avesse baciato e che quello sarebbe stato il momento giusto per raccogliere le informazioni che cercavo. Avrei trascorso due ore con loro, mi sarei fatto regalare da tutti un oggetto e lo avrei riprodotto in ceramica. Ho così preso i bagagli e mi sono avvicinato ai loro vagoni, gli unici stracolmi in un treno quasi vuoto.
Li ho attraversati nell’indifferenza totale fino a quando un ragazzo mi ha fermato ed invitato a sedermi. Mi ha ceduto il suo posto e così ho trascorso il mio viaggio Vienna Westbahnof- Attnang Puchheim in compagnia di Alì e altri ragazzi che non ricordo il nome. Erano miei coetanei, uno era laureato, uno era ex militare, a uno li puzzavano i piedi e un altro riprendeva con il cellulare il verde della campagna austriaca. Mi hanno detto che erano iracheni, al contrario della maggioranza che erano siriani. Si stavano dirigendo a Monaco per poi decidere cosa fare.  Si erano conosciuti pochi minuti prima. Tutti avevano pochi vestiti, un po’ di soldi e tantissimo da raccontare. Erano partiti dall’Iraq, avevano attraversato la Turchia e poi si erano imbarcati su un barcone per la Grecia. Avevano rischiato la vita per raggiungere la Macedonia. Al confine tra la Macedonia e la Serbia c’era una fila di circa 20000 profughi che attendeva di entrare. Poi sono andati in Serbia e dalla Serbia in Ungheria. L’entrata in Ungheria è costata ad ognuno di loro circa 1200 euro e che a Budapest la situazione è disastrosa. Fortunatamente sono poi riusciti ad arrivare in Austria da dove avrebbero potuto raggiungere la Germania. Durante il viaggio mi hanno offerto cibo, caffè e sigarette macedoni. Sono stato benissimo con loro e ho spiegato cosa avrei voluto fare. Hanno preso una busta e iniziato a raccogliere alcune piccole cose: un bracciale, un paio di calzini (penso del ragazzo a cui puzzavano i piedi), un paio di fiorini ed una foto.
Poi ci siamo fermati in una stazione di una grande cittadina dove siamo stati assaliti da un gruppo di volontari in giacche fluorescenti che carichi di buone intenzioni ci hanno caricato lanciandoci addosso buste con banane, panini e cioccolatini. Non potevano mancare flash e fotografi.
A quel punto mi sono sentito stranito. Mi sono chiesto cosa significhi aiuto. Mi sono chiesto se fosse stato giusto chiedergli una foto o un oggetto. Mi sono chiesto se effettivamente li avrei aiutati. Ho capito che loro vogliono solo fuggire da una situazione un po’ più di merda della nostra. E lo fanno rischiando la vita. Non hanno bisogno né della mia compassione né del mio portafogli. Figuriamoci di banane, flash e progetti di Giorgio di Palma. Ho così deciso che non gli avrei chiesto niente. Ho lasciato la busta, ho preso i miei bagagli, ci siamo abbracciati e poi salutati.  Uno mi ha detto “God Bless you!”.
Ho lasciato i vagoni stracolmi e mi sono diretto verso il resto del treno vuoto. Ho così raggiunto Attnang Puchheim e poi Gmunden. Sono arrivato. Non ho più un idea per la mia residenza e stasera ho la presentazione. A domani…

Capitolo Primo – Giorno 1 – La partenza

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Sono rimasto parcheggiato per mesi al sole, con il cofano stracolmo di birre, la carrozzeria ammaccata e il carburatore intasato da pizze e patatine fritte.
Poi una spinta mi ha rimesso in moto, lanciato sul volo AZ 1620 e trasportato in Austria.
Ora, mentre sono nella Westbahnhof di Vienna, in attesa del treno che mi condurrà a Gmunden, mi preparo per una nuova avventura targata 29 giorni.
A farmi compagnia poche canzoni trasmesse in loop, un bagaglio preparato alla rinfusa, un vecchio sketchbook e un nuovo macbook, una vecchia macchina fotografica e la mia foto più recente.
Tutto il necessario per partecipare al Keramiksymposium (cliccate qui) e tornare a raccontare qualcosa di non ancora collaudato, da poter condividere a puntate e suddividere in capitoli.
Per più di un mese mi troverete qui, a questo indirizzo virtuale, tra pezzi d’argilla e righe sgrammaticate.
Willkommen

Luglio/Agosto 2015

Dopo due mesi di assenza è tempo di mettere ordine tra i fatto e i farò di questa caldissima estate.
Quindi eccomi qui, brutto in una bella foto scattata da Flavio Sabato (cliccate qui).
Ci sono voluti sessanta giorni per racimolare un po’ di forze e il necessario per rimettermi in moto.
Sessanta giorni in cui ho rilasciato interviste, conosciuto persone incredibili, campeggiato abusivamente in riva ad un fiume, mangiato magnesio, cacato acqua, venduto tonnellate di palloncini,  comprato scarpe e plantari nuovi, camminato e pensato per centinaia di kilometri, realizzato opere nuove, installato POS, annegato un Iphone, ricomprato un Iphone, stampato magliette nuove, dormito in un trullo con piscina, montato ringhiera e smontato ringhiera, partecipato a mostre, dormito pochissimo per poi dormire per giorni, mangiato tonnellate di pomodori e bevuto litri di soluzioni schoum. Senza-titolo-1

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Fra poco sarà il momento di partire, direzione Gmunden, nuovo progetto e nuove idee da realizzare. Vi lascio con la foto dell’opera che ho realizzato per la mostra “ceramica conviviale” ancora visitabile presso il Castello Episcopio di Grottaglie fino al 30 Settembre 2015 . Si intitola “Ma siamo invitati?” e la foto è stata scattata da Ciro Quaranta, per il catalogo della mostra di Gir&Grafica (cliccate qui). A presto…
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Giugno 2015

Eccomi qui, pronto ad aggiornare il sito, ascoltando Regina Spektor e con un interessantissimo mal di schiena. Sono rientrato a Grottaglie dopo essere stato a Faenza, passando da Praga e Deruta. Un tragitto lungo e pieno di perché che potrete comprendere solo attraverso lo sketch in basso.
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Ho viaggiato non solo per piacere ma anche per essere presente a due eventi che per me rappresentano tanto.
Ho partecipato all’inaugurazione del 59° Premio Faenza, dove ero presente con “La foto del trecentesimo compleanno“. Una mostra incredibile che ha visto selezionate 130 opere provenienti da tutti i continenti. Qualità altissima per uno dei pochi eventi che mette luce sugli orientamenti della nuova ceramica mondiale. In basso alcune foto dell’inaugurazione, che ho vissuto in maniera esilarante insieme a Nicola Boccini, Marino Ficola e Beatrice.
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Situazione opposta a Grottaglie, la mia città, dove ho partecipato al concorso di ceramica mediterranea. Non so per quale ostinato motivo continuo ad essere presente a questo evento. Forse il bisogno di affermazione locale, forse il non voler far morire la città sotto i colpi dell’ignoranza, eppure ogni anno rimango deluso. Deluso nel leggere i nomi di una giuria incompetente e deluso dalla qualità di molte opere dovuta alla completa assenza di selezione. Questa mostra si è trasformata in una passerella per politici e istituzioni, dove manca lo stimolo per un dibattito artistico ed una crescita culturale di addetti e non addetti ai lavori.
Penso ufficialmente che per un pezzo, almeno fin quando non si avrà la volontà di cambiare, mi farò da parte. Non sto rosicando per non aver vinto, sono felicissimo per i miei amici premiati, ma perché chi deve giudicare non è in grado di leggere le opere. Di capire e chiedersi dei perché.
A proposito di perché. La rivista  Ceramics Now che nel suo terzo numero mi ha intervistato per 4 pagine in inglese. Troverete la traduzione di Lucrezia, le foto di Dario e tanto altro. Se desiderate comprarla cliccate pure qui.
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i rivediamo a breve. Ho un sacco di cose da raccontarvi.

May 2015

After one month in Sicily (click here) I’m back to my city, Grottaglie, starting new works and projects. I will try to remember everything, but really I have tons of news.
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In June I will take part to 59th Premio Faenza with “La foto del trecentesimo compleanno”. I am really excited about it. It is a really important event and I am proud to be in.
I will take part also to “Premio ceramica Mediterranea” in Grottaglie.

Shop
There are new places where you can find my stuff.
Martina Franca at “Frida”. Feel free to visit Stefania and Federica they are lovely and in the store you can find art, design and clothing. I stolen this picture from they Facebook page (click here)

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Matera at “Civico Nove”. I love the attitude to the life of the owners. Their a COOL and they have pieces of talented artisans from different parts of south of Italy. Click here (click here)
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For the rest everything is going great, but I have to run now… too much things to do. See you.

Capitolo diciassettesimo – Giorno 29 – Il ritorno –

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Sono rientrato a Grottaglie da un paio di giorni, a farmi compagnia 56 paste di mandorla e 38 gradi di febbre. Ho salutato gli artisti, le istituzioni, gli organizzatori e Vizzini. La mattina della partenza ho passeggiato tra i suoi palazzi, salendo e scendendo per le colline  e perdendomi tra vicoletti dimenticati. Ho pensato a quello che ho fatto, alle mie installazioni, a quello che ho raccontato e quanto trasmesso. Ero contento ma non soddisfatto. Quando sono arrivato in questa città sono rimasto colpito dal numero di edifici abbandonati, dal potenziale umano e storico di un comune che da venticinquemila è passato a seimila abitanti. Ho deciso di lavorare ad un progetto sul tempo, raccontando come questo agisca sulle persone e sui luoghi. Le mie installazioni, seppur valide, mancavano di qualcosa. Un qualcosa che ho realizzato di nascosto, senza il supporto di chi avrebbe dovuto sostenermi. Ho fatto dei cartelli vendesi e li ho attaccati in giro per la città. Sono installazioni fuori mappa che fino ad oggi non sapevo se pubblicare o meno. Non volevo che il mio messaggio venisse strumentalizzato politicamente o addirittura frainteso.
Poi ho riletto quanto scritto dagli amici di Vizzini e da chi vive lontano da questa cittadina. La loro gratitudine mi ha fatto da stimolo per postare le ultime foto e gli ultimi perchè.
A pochi giorni dalla messa in loco tre delle sei installazioni realizzate sono andate perdute. Il pallone è stato distrutto (leggi qui), le sigarette rubate e la coppa di Leone è sparita. Forse la gente non sapeva e sarà rimasta sorpresa vedendo frantumarsi e non rimbalzare una palla. Forse avrà avuto lo stesso stupore con le sigarette  e coi wurstel.
Io so che ho cercato di interagire con quanta più gente possibile per far capire che quelle opere non sono mie, ma della comunità. Insieme abbiamo provato a vestire con qualcosa di nuovo, di recente ed attuale dei contesti che il tempo rischia di spogliare.
Purtroppo il vuoto lasciato dalle opere mancanti mi spaventa quanto quello dei palazzi abbandonati.
Sono convinto che ci sia qualcuno oggi a Vizzini che cerca tra innumerevoli cartelli vendesi quelli realizzati in ceramica. Sono convinto che qualcuno oggi a Vizzini riesce a vedere oltre quei cartelli, affascinato da posti incantevoli che attendono di essere rivissuti.
E’ per loro che ho fatto tutto questo, anzi, è con loro che abbiamo fatto tutto questo, per Vizzini.
vendesi2webgiorgiodipalmaArticolo ripreso dalla Sicilia.

Capitolo sedicesimo – Giorni 27 e 28 – La presentazione e la festa –

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E’ arrivato il momento della presentazione delle installazioni alla Comunità. Nell’aula consiliare ci sono stati quelli che avrei voluto che ci fossero, ovvero quanti hanno reso possibile la riuscita del progetto. E’ intervenuto il Vicesindaco e poi Marilisa Spironello, la mia referente culturale. Lei ha introdotto il progetto in maniera esemplare, cogliendo il senso dei lavori e dando risposta a tutti quei “Si, ma perchè?” e “Ma sono per la sagra?” che mi hanno accompagnato in questi giorni. Marilisa ha saputo chi e come ringraziare; lo ha fatto meglio di me che, come al solito, durante il mio intervento sono entrato in un giro vorticoso di frasi senza alcun senso. Dopo il disagio oratorio sono stato omaggiato con un libro dal Comune e un diploma da Lisa. In qualche modo è come se avessi ricevuto le chiavi della città.
Poi tutti insieme abbiamo visitato il nuovo ufficio di arte contemporanea e fatto una passeggiata tra le opere. Poi pranzo alla Cunziria e festa.
Avete capito bene. Il centro giovanile mi ha organizzato una festa SERISSIMA. C’erano cartelli di ringraziamento ovunque, focacce, un dj, Dario che ballava, bibite, Antonella che mangiava patatine, regalini e tutti i miei amici. Vi potrei postare centinaia di foto della festa ma mi limiterò a due. Una è quella con Franchina e l’altra è quella di gruppo. A Franchina lo devo perchè è andata dal parrucchiere per l’occasione e al gruppo invece devo tanto. Negli scorsi post vi ho parlato di loro come una squadra ma forse sarebbe meglio definirla, come fa Giusy, la Famiglia Arcobaleno. Ho ricevuto un ultima lettera in cui ogni membro della famiglia è descritto con un colore e a me è stato riservato il Blu Cobalto.
Loro non mi hanno consegnato le chiavi della città ma quelle del loro cuore. Queste mi hanno permesso di entrare nel loro mondo, un mondo fatto di gioie e difficoltà, dove i problemi possono essere piccoli o serissimi ma si affrontano insieme. Nella famiglia Arcobaleno ognuno viene accettato così com’è, ed io sono onorato di essere uno di loro. Mi sono sentito a casa e con quella chiave so che potrò tornarci quando vorrò.
A loro lascio una parte di me, non solo delle mie ceramiche. Grazie.
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Capitolo quindicesimo – Giorni 25 e 26 – Sweet time –

gelati1webDurante il mio primo giorno trascorso in strada ho consumato un sacco di energie e conosciuto moltissime altre persone. Ho vissuto sentimenti contrastanti e visto reazioni differenti. Oggi, dopo che si era sparsa la voce in città la gente è risultata ancora più incuriosita. Alcuni mi chiedevano  “Si ma perchè?” e tantissimi “Ma li monti per la sagra?”. C’era poi chi mi chiedeva di aggiustare la facciata anzichè “appiccicare sti porcherie” e chi voleva per forza che i coni gelato si illuminassero. Ho visto poi persone entusiaste che non sapevano come ringraziarmi invitandomi a bere e mangiare qualcosa. Alla fine ho bevuto circa 12 caffè e firmato il mio primo autografo, nonostante mi sia opposto con tutte le mie forze. Ora ho finito, manca solo la presentazione ufficiale. Nelle foto i coni gelato, sulla facciata di una casa abbandonata, i wurstel, omaggio a leone il cane di città, e le carte da gioco, nella via dei circoli.

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Capitolo quattordicesimo – Giorni 23 e 24 – La strada –

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L’ultima apertura del forno ha sentenziato definitivamente la conclusione della mia fase produttiva. Inizialmente avevo calcolato di realizzare sette installazioni, ma dovrò accontentarmi di sei.
Motivi di tempo mi hanno costretto ad azzardare la cottura di un pezzo non ancora asciutto, scatenando l’ira di Madre ceramica che ha fatto esplodere “la coppola”. Ebbene si, avevo modellato una bellissima coppola siciliana, di cui ne andavamo fieri sia io che tutta la compagnia dell’asparago. Ma ora è il momento di installare, montare i pezzi per strada. Lo farò in un paio di giorni, prima della presentazione. Queste che vedete sono il risultato del primo giorno , su e giù dal cestello. Palloncini, sigarette e pallone da calcio.

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Capitolo tredicesimo – Giorni 21 e 22 – Time out –

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E’ Domenica. Ascolto Allo Darlin’ (clicca qui), colonna sonora di questa mia avventura, e  starnutisco pollini e microbi. Cammino per le strade di Vizzini selezionando  angoli  e contando i giorni restanti. E’ arrivato il momento di terminare la produzione e concentrarmi sulla finalizzazione delle opere. La mia ultima installazione sarà composta da tanti mozziconi di sigaretta. Non è un opera educativa, ma non sono venuto qui con la presunzione di educare. Ho cercato di documentare i diversi modi di trascorrere il tempo e le sigarette accompagnano discorsi, riflessioni, birre e tanti, tantissimi momenti. Ho cinesizzato alcuni ragazzi, allontanati per circa 30 minuti da eventuali sigarette reali e coinvolti nella decorazione dei mozziconi.
Domani inizierò a installare le opere in città e mercoledì ci sarà la presentazione. Ci siamo. Voi ci sarete, vero?

Capitolo dodicesimo – Giorni 19 e 20 – Palla al centro –

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Volevo raccontarvi la storia di Gianbattista, o Noemi o Martina o i due Francesco. Piccoli ragazzini che qui, come in tutto il mondo, si divertono a fare le capriole e a rincorrersi. Piccoli ragazzini con uno splendido sorriso a cui non importano tanto le condizioni del campetto quanto la presenza di qualcuno con cui giocare.
Poi ho ricevuto una lettera che mi ha commosso. Una lettera che mi ha fatto capire che la mia partita a Vizzini non la sto giocando da solo ma insieme ad una squadra incredibile, composta da persone che hanno preso a cuore me e il mio progetto.
Una squadra fatta di grandi e piccoli che mi chiedono:
“Cosa facciamo oggi?”
“Come possiamo aiutarti?”
“Come possiamo fare per…?”
E’ per questo che il pallone lo dedico a tutta la mia squadra, a me basta una lettera per farmi capire di aver vinto.
Grazie ragazzi, vi voglio bene, peccato non essere qui della sagra della ricotta, sarei stato una perfetta vittima sacrificale durante lo spettacolo di break dance.

 

 

Capitolo undicesimo – Giorni 17 e 18 – Barbapapà ce la farà?

palloncini1web2Quando ho deciso di lavorare a un progetto sul tempo (clicca qui) sapevo già che avrei realizzato un’ installazione con i palloncini.
Presentandoveli avrei trovato validissimi motivi per giustificarne la presenza. Avrei parlato della fugacità del tempo, della volontà di rendere eterno un attimo e di voler premere << nel registratore dei ricordi. Sarei stato convincente, emozionante ma forse patetico.
Con questo progetto vorrei andare oltre,  utilizzare  ogni installazione per  raccontare storie di questa città. E’ per questo che ho scelto di lavorare per strada, nei circoli, nei parchi, nel centro giovanile e sulle panchine. Per ascoltare delle storie, per far interagire tutti i cittadini e per rendere partecipe tutta la comunità di un progetto che non è di Giorgio di Palma, non è di I-art, ma è loro, solamente loro.
Per questa ragione mi mancava il collegamento umano con i palloncini. Un collegamento che ho cercato inutilmente per una settimana tra negozi ed edicole. Poi all’improvviso, quando meno me l’aspettavo un improbabile visione mi ha fatto cambiare strada, ritardare un appuntamento, spendere tre euro e cancellare un post intero.
Un signore è apparso davanti ai miei occhi con in mano una quindicina di palloncini a forma di cavalluccio, cars, barbapapà ed elicottero. Ero in macchina con Marilisa, la mia referente culturale, e il signor Michele, scomodamente seduto dietro. Sono sceso e ho fatto poche domande. Quel timido uomo mi ha dato pochissime risposte. Non ricordo il suo nome ma so che viene da Siracusa. E’ a Vizzini da pochi giorni e vende i palloncini a quattro euro. Non riesco a capire per quale motivo una persona scelga di venire a vendere palloncini a Vizzini in un occasione che non sia un evento. Ho provato a chiederglielo ma ho capito che non avrei capito. Ho offerto tre euro per Barbapapà e me lo sono aggiudicato. Sono risalito in macchina e insieme a Marilisa siamo andati al Comune per incontrare con trenta minuti di ritardo la mia referente comunale e il Sindaco. Abbiamo donato loro Barbapapà e parlato del progetto. Abbiamo scelto i posti per le installazioni e ottenuto risultati insperati. Non so se rivedrò quell’uomo passato da Vizzini con una quindicina di palloncini e senza alcun perchè.
La mia installazione sarà per questo composta da una quindicina di palloncini di dimensioni e colori differenti. Li ho realizzati a Caltagirone con l’aiuto di Enzo, un torniante che spacca  i culi, e dell’Istituto d’Arte.
A proposito dell’Istituto d’Arte, oggi anche qui si chiama Liceo Artistico ed è stato accorpato ad un edificio scolastico di un comune vicino.
In questa scuola ho conosciuto Stefano, il vicepreside che mi ha spalancato le porte, il prof. Delfino, che mi ha aiutato nella fase di smaltatura, il prof. di tecnologia, che mi ha riaccompagnato fino in stazione e tanti assistenti.
Non ero mai stato in un Istituto d’Arte prima di ieri. Avevo rinunciato per scelta venti anni fa per non avere mio padre come professore e da allora non ne ho mai più avuto occasione. Ora che ho visto come funziona vorrei fare un plauso a quanti, nonostante le mille difficoltà, oggi come ieri, a Caltagirone come a Grottaglie, si sbattono e si sono sbattuti per aiutare i ragazzi a realizzare qualcosa. Grazie prof. di Caltagirone per avermi aiutato a realizzare i palloncini e grazie prof. Di Palma per avermi aiutato a realizzare quello che ho. Auguri, anche se in anticipo di quattro giorni, per il tuo compleanno.
P.s. Speriamo cu no crolla lu furno.

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Capitolo decimo – giorni 15 e 16 – Con i coni –

coni3Pensavo di essere abbastanza isolato per non essere scoperto dall’allergia, ma non è così. Tramortito da una serie di venticinque starnuti consecutivi mi rifugio nella mia batcaverna, localizzata a 37°09’42.2″N 14°45’27.8″E.
E’ il centro giovanile di Vizzini dove dal Lunedì al Venerdì molti ragazzi e adulti della città si riuniscono per frequentare corsi e condividere progetti. Ci sono due impiegati comunali che dovrebbero solo aprire e chiudere, ma si  sbattono per far funzionare il centro. Li ho visti prendere il telefono e aiutarmi, accompagnarmi a Caltagirone, lavare a terra, svuotarmi una stanza e prestarmi cappellini. Io li chiamo i responsabili del centro, ma sia Rosanna che Mario mi rispondono con un codice identificativo professionale.
C’è poi Sonia, trasferitasi per amore dalla Svizzera a Vizzini. Lei fa tutto e solo per la gloria. Coinvolge il gruppo con mille attività, dalla ceramica alla cartapesta passando per la decorazione su vetro. E’ al fianco di ragazzi abilissimi e vicina ad altri diversamente abilissimi. L’ho vista emozionarsi aprendo un forno e commuoversi per la salute di qualcuno.
C’è poi Franchina, che urla e telefona in continuazione. Ci sono Pizza che ama la break dance e Marco che vorrebbe fare il parrucchiere. C’è Benedetto che la mattina fa volantinaggio e Gianbattista che fa la quarta elementare. Ci sono Giusy la ceramista mancata e più di un Francesco. Ci sono anche Mirko che si prepara per un video e la sua fidanzata che è fan di qualcosa di strano.
Ce ne sono tantissimi altri di cui non ricordo i nomi ma con cui ho avuto il piacere di collaborare. Insieme faremo un installazione di gelati, tantissimi gelati, da collocare in città. Per ora abbiamo realizzato i coni.
Vi lascio con un piccolo video. Mi scuso in anticipo per aver deluso voi ma soprattutto le aspettative dei ragazzi che non immaginavano questa immonda cacata.
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Capitolo nove – Giorni 13 e 14 – L’articolo e il leone –

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Eccomi. Mi è stato dedicato un articolo sul sito di informazione locale, cliccate qui. Sto così vivendo il mio momento di celebrità vizzinese. In molti mi hanno detto: “Ho visto che sei su infovizzini. Complimenti”.
La prima ad avvisarmi è stata Lisa, poi il barista di fiducia e via via molti conoscenti del centro giovanile. Alla fine mi sono sentito osservato, soprattutto quando sono andato a comprare la tisana digestiva.
Ora che tutti mi conoscono potrò  aspettare che mi venga chiesto: “Beh, come procede?”, offrire birre e dire: “Scusate devo andare. Devo raggiungere un amico. Devo raggiungere Pantofola”.
Chi è Pantofola?
Pantofola è stato il primo a notarmi in paese, prima che mi presentassi o che un articolo mi introducesse.
E’ successo il giorno del mio arrivo, mentre ero seduto nel parco in attesa di qualche segnale dalla 3.
Da lontano vidi arrivare un cagnone bianco e marrone che senza titubanze si accomodò al mio fianco. Quel pomeriggio lo accarezzai parecchio, forse per più di un’ora.
Da quel giorno lo incontro spesso, sempre più sporco e sempre più zoppo.
Lo chiamo Pantofola perchè è spesso stanco e seduto, ma si chiama diversamente.
Al collo ha una medaglia a forma di cuore con inciso “Leone. Città di Vizzini (CT)“.
Il parroco mi ha raccontato che Leone è solito andare a messa, seguire le processioni e mangiare wurstel. E’ un tipo abitudinario ma perfettamente integrato nella comunità. Ho provato a chiedere altre informazioni sul suo conto, ma pochi hanno saputo aggiungere dettagli. So che trascorre molto tempo in piazza, oppure vicino la macelleria, quella dietro la Chiesa, accanto al parrucchiere.
Oggi mi sono promesso di fargli un regalo invitandolo a pranzo. Purtroppo è Domenica e tutti gli alimentari sono chiusi. Ho deciso allora di offrirgli mezzo pollo allo spiedo, ma ha rifiutato. Ho pensato a quello che mi aveva detto il parroco, ovvero che Leone mangia solo wurstel. Cocciutamente ho preso un pezzettino di pollo e l’ho avvicinato al muso.
Lo ha mangiato per educazione. Così ha fatto con il secondo pezzettino e con il terzo. Poi l’ho visto alzarsi e allontanarsi un pochettino. L’ho chiamato e lui ha vomitato. C’erano tre pezzettini di pollo allo spiedo e circa dodici wurstel interi. Aveva ragione il parroco. Sono tornato a casa e mi sono messo al lavoro. Questi wurstel sono per Leone, che sa cosa fare e dove andare. Ogni giorno.

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Capitolo ottavo – Giorno 12 – Asso di bastoni –

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Il mio progetto ha inizio. Mi aggiro per le strade di Vizzini con uno zaino in spalla e un cappellino verde in testa. Ho con me un  po’ d’argilla e una macchina fotografica. Di solito mi accompagna Lisa, che qui conosce tutti e sa come presentarmi. Lei mi introduce e io chiedo alla gente di aiutarmi nel realizzare delle opere che lascerò per strada. Mentre interagiscono faccio delle domande sulla loro vita e sul posto in cui ci troviamo.
Siamo nel Circolo della Società Operaia. Il posto è imponente e a risaltare ai miei occhi sono antichi mattoni in cementina e i soffitti alti. Intorno a un importante tavolo in legno massiccio sono seduti una decina di uomini anziani che leggono intenti dei quotidiani, nessuno sembra interessarsi a me. Di fronte a loro, su un divanetto in pelle nera, c’è Raimondo. Gli chiedo di aiutarmi e lui accetta. Essendo in un circolo ho pensato di realizzare un mazzo di carte, ma di carte ne conto solo quaranta, le mie.
Raimondo è un imbianchino, è disponibilissimo e nonostante la miopia realizza la sua carta, diventerà un asso di bastoni. Non c’è un motivo particolare per la scelta, è la prima che ha notato sul tavolo. A Raimondo delle carte non importa molto. Lui, in questo circolo, si diverte a biliardo. Io lancio la sfida e mi conduce in una stanza attigua. Qui si fa sul serio, qui si organizzano tornei che coinvolgono i paesi limitrofi. C’è una sala con biliardo professionale e due segnapunti: uno elettronico e uno manuale. Per evitare di vedermi bloccato manualmente ed elettronicamente a zero abbandono e saluto Raimondo. Riprendo il mazzo e penso quanto sia strano che nessuno giochi a carte, che forse la mia installazione sia fuori contesto. Poi Lisa apre una porta che non avevo notato. Una stanza meno imponente è colma di persone che giocano a carte. Nessuno vuole interagire, ci sono troppe stoppe da ultimare. Io, invece, devo continuare, devo andare al Circolo Verga.
Al suo ingresso c’è Biagio, alto 155 cm e capelli bianchissimi. Entusiasta mi porta in giro in questo monumentale edificio che un tempo fu un convento. Ci sono lampadari in vetro e un atrio mozzafiato. Ha in mano una lettera, è la ricevuta di 28 euro della pensione che ogni mese riceve per aver lavorato un anno e mezzo in Svizzera. Il resto della pensione è il ricavato di anni trascorsi nel corpo forestale.
Finalmente arriviamo nella stanza che cerco, arredata con tavolini bianchi e sedie blu scamosciate.
Qui i soci giocano a carte e tifano Catania. Il presidente è un giovane farmacista, il tesoriere poco più che trentenne ed io ho trovato il posto per la domenica. Al momento la stanza è vuota, si riempirà nel pomeriggio. Quando torno sono le 15.30. Mi hanno riservato un tavolino dove potrò lavorare. Di fronte a me quattro persone giocano a scopone, altre due a trecento. Si ride parecchio, alcuni interagiscono e altri si innervosiscono per la fortuna dell’avversario. Vorrei restare, realizzare qui le quaranta carte ma devo andare. Saluto Biagio e ci diamo appuntamento per la proiezione della partita del Sabato. Lui tifa Catania, al secondo posto Juve. Io tifo fantacalcio.
Nei prossimi giorni ho partite da biliardo e videoproiezioni da seguire.

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Capitolo settimo – Giorno 11 – Lo studio –

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Per realizzare il mio progetto, oltre a lavorare intensamente, avrò bisogno dei materiali e di un forno.
Chi conosce la ceramica sa che per poter ultimare dei pezzi c’è bisogno di tempo e spazio.
Io qui a Vizzini avrò tempo ristretto e spazio in abbondanza, quindici giorni, un forno piccolo e una stanza tutta per me.
Purtroppo il mio problema più grande consiste nel recupero dei materiali. Non ho attrezzature, smalti, argille, ingobbi e terzi fuochi. Per poter lavorare sarò costretto a raggiungere spesso Caltagirone. Conoscendo i tempi della burocrazia aspettare la risposta del Comune o della Regione significherebbe invecchiare con un ulcera.
Per questo ho deciso di iniziare in maniera indipendente. A piedi e in bus ho trasportato per 45 km un sacchetto da 25 kg di argilla. Ho scherzato con l’autista, bestemmiato, inveito e sudato. Ho raggiunto poi lo spazio giovani, sede del mio temporaneo studio.
Ho parlato con responsabili e ragazzi delle mie difficoltà. Ho spiegato chi sono e cosa vorrei fare. Potrò contare sul loro supporto.
Ho ricevuto anche una chiamata dalla mia responsabile culturale. Mi ha detto che le è piaciuto molto il progetto e che mi supporterà attivamente.
Oggi sono qui, contento per i miei 25 kg di argilla, per il supporto ma sopratutto perchè ho una lavagna tutta per me. Ho sempre sognato di fare il fico appuntandoci idee e schemi.

Capitolo sesto – Giorni 8, 9, 10 – Le vacanze –

pasqua1webPer alcuni giorni mi sono assentato dal blog per essere presente in diverse città della Sicilia. Devo ringraziare i miei amici arrivati in macchina dalla Puglia che, nonostante difficoltà e paranoie, sono riusciti a raggiungermi.
Il prof. Saverio, Totore Barbanera e Palo c’è, contro ogni pronostico via michelin, hanno impiegato 12 ore per percorrere 600 km. A Catania il gruppo si è ampliato con la presenza dell’ ibernato Lucio. Insieme, in poco più di due giorni, abbiamo visitato Catania, Vizzini, Noto, Isola delle Correnti, Siracusa, Caltagirone, Scoglitti, Modica e Ragusa.  Insieme, in poco più di due giorni abbiamo assunto 62000 kcl*, camminato per 32,6 km** e dormito un totale di 11 ore***.
In questa parte della Sicilia basta spostarsi di pochi chilometri per notare un cambiamento radicale di colori, architettura, gente e strade. La pietra lavica che lascia il posto al tufo, la movida alla desolazione, i piatti di pesce alla ricotta.
Qui c’è tutto basta saper scegliere, oppure fate come abbiamo fatto noi.
Girate a caso, abbandonate guide e convinzioni e affidatevi all’incertezza.
Salirete 3000 scalini, mangerete cose che in realtà non volevate, russerete senza dormire, guiderete per km su strade non segnalate e perderete bus. Ma credetemi, vi divertirete tanto  e collezionerete splendide calamite di cannoli e arancini, oltre che una imbarazzante collezione di foto in posa.

*Dati individuali calcolati su girovita medio.
** Dati Moves
*** Dati prof. Liuzzi
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Capitolo quinto – Giorni 6 e 7 – Il progetto –

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Sono a Vizzini da quattro giorni. Una casa senza frigo, tv e internet mi ha portato a trascorrere molto tempo fuori.
Ho conosciuto la mia responsabile,  il Sindaco e quasi tutta la giunta comunale.
Ho chiacchierato con uno scrittore che dice di conoscere tutta la storia della città e con un ragazzo che afferma che non legge libri perchè la storia la scrive la vita.
Ho passeggiato per ore con chi per questa città farebbe di tutto e sono stato seduto con chi in questa città non fa niente.
Ho mangiato un panino sotto una casa abbandonata ed ho parlato di asparagi con vecchietti simpaticissimi.
Ho vissuto troppo poco tempo per conoscerla ma il giusto per capire quanta importanza abbia il tempo in questo luogo.
E’ per questo che il mio progetto sarà dedicato al tempo.
Se Lucky mi ha insegnato a non inseguire la fretta, dopo la sua partenza mi sono perso. Sono fuggito dalla realtà in mille modi: sfornando idee, facendo yoga, viaggiando all’impazzata, facendo footing, andando al cinema o a cena fuori.
Ma qui non si scappa. Ci sono posti in cui dal tempo non si fugge, in cui il tempo è presente. Si vive davvero la giornata.
A Vizzini il tempo marca in modo indelebile città e cittadini.
Una storia importante ha lasciato sulle spalle di questa gente un’eredità difficile da gestire. Una risorsa pesante come un macigno. Le case abbandonate sono lo specchio degli sguardi rassegnati di chi ha inseguito un sogno altrove.
I centri giovanili pieni, le tante associazioni e i circoli ricreativi, la piazza colma,  gli schiamazzi nei parchi sono l’estremo opposto.  Sono la dimostrazione che qui c’è vita. La vita vera, di chi in un modo o nell’altro ha dovuto guardare in faccia la realtà.
Io sarò in questo posto e con questa gente per venti giorni. E per questo che racconterò le loro vite, ovvero la loro quotidianeità. Farò solo istallazioni urbane. Lo farò per loro, ma sopratutto per me. Sono stanco di fuggire e da questa gente non posso che imparare.
Posso iniziare.

Capitolo quarto – giorni 4 e 5 – Vizzini –

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Ad aspettarmi a Vizzini non c’era nessuno, colpa mia che non avviso mai prima del mio arrivo. Ho deciso allora di temporeggiare, aspettando che qualcuno dei miei contatti rispondesse. Ho camminato verso la Piazza centrale, ho scherzato con un bambino e parlato con un vecchietto. Poi nulla.
Mi sono seduto e chiesto: “E mo che cazzo faccio?”
Ho pensato a quello che una bambina una volta ha detto:  “Niente”.
Ho osservato la gente, le case e  le colline. L’ho fatto per un oretta.
Poi ho recuperato le chiavi della mia nuova casa: bella, grande e incredibilmente vuota.
Ho un letto, un fornellino elettrico, 4 tavoli e 12 sedie. Non ho frigo, tv, internet, lavandino per i piatti e mobili di alcun genere.
Ho lasciato lo zaino e sono uscito nuovamente.  Ho osservato la gente, le case e  le colline. L’ho fatto per tre ore, poi sono andato a dormire.
La mattina ho finalmente incontrato i miei referenti. Mi hanno presentato Lisa che mi ha presentato Giuseppe, ragazzi che per amore del territorio mi hanno portato in giro raccontandomi moltissime cose sulla gente, le case e le colline di Vizzini.
Questa cittadina, un tempo molto ricca, contava circa 25.000 abitanti. Poi troppi sono emigrati. Sono andati all’estero.  Vicino Melbourne c’è una cittadina in cui vivono circa settemila persone originarie di Vizzini.
Oltre a questo mi hanno detto che qui è nato Verga. Ci sono  le case dei personaggi delle sue novelle, peccato che alcune siano abbandonate. Ci sono poi un castello, un Museo Civico bellissimo, un sacco di chiese e palazzi, un mondo di vicoli e tanti piccoli negozietti. C’è anche uno splendido borgo ebraico, ma questo è abbandonato.
Sulle colline ci sono tantissime mucche, qui si producono molti prodotti caseari, da quarantunno anni si festeggia la sagra della ricotta che è rinomata in tutta la Sicilia.
A Vizzini c’è tantissimo, ma sono ben visibili le rughe lasciate dal tempo.
Sono tornato a casa ed ho pensato al mio progetto. Entro domani dovrò decidere e cominciare a lavorare.
Ho qualche idea…

Capitolo terzo – giorno 3 – Conferenza e ripartenza –

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Ce l’abbiamo fatta. Finalmente siamo riusciti a conoscerci, artisti e organizzatori. Durante la conferenza stampa sono stati presentati i progetti di quasi tutti. Su 570 candidati da diverse parti d’Europa siamo stati selezionati in 30. Ci sarà chi produrrà documentari visivi o sonori, chi farà reportage, chi videogames, chi abiti, chi dipingerà muri e chi tele.
In pochi non abbiamo alcuna idea su quello che faremo, aspettiamo di conoscere luoghi, abitanti e aneddoti prima di decidere.
Dopo la conferenza stampa ci siamo potuti perdere tra quartieri, monumenti e cibo di strada di una città che è entrata di prepotenza nella mia top ten.
Per due giorni abbiamo mangiato e bevuto giallo in tutte le sue sfumature e gradazioni, ma poco prima che il mio fegato cedesse siamo dovuti ripartire.
Siamo stati divisi in gruppetti e con le navette di Addiopizzo ci siamo diretti verso mete a noi ignote.
Siamo passati da Mister Bianco (nome stupendo) per lasciare Basik e poi da Catania per Benedetta.
Ci siamo qui fermati per mangiare i carciofi alla brace conditi con aglio, olio e prezzemolo.
Siamo poi ripartiti verso Ferla. Per strada il passaggio costa-entroterra  è segnato da una diminuzione notevole di auto ed un aumento esponenziale di mucche.  Con loro sono aumentati anche i miei dubbi.
Dubbi che da Ferla mi sono portato fino a Vizzini, ovvero per  22 km e 46 minuti. Mi sono chiesto come avrei fatto a spostarmi, ad incontrarmi con gli altri o a fare footing in questi percorsi scoscesi.
Poi sono dovuto scendere. Ero arrivato in Via Cafici n.2, ero giunto a casa.

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In alto un paio di scatti di giorni di cibo. In altissimo una foto di gruppo scattata da Pietro Milici, il fotografo ufficiale del progetto I-art. L’ultima in basso, invece, è il mio report in schizzi della due giorni a Palermo.

Capitolo secondo – Giorno 2 – Il viaggio –

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Ci sarebbero stati vari modi per raggiungere  la Sicilia partendo da Grottaglie: auto, bus, nave, aereo.  Burocrazia ha voluto che la cosa migliore fosse volare da Brindisi a Palermo facendo scalo a Roma Fiumicino. Nove ore in compagnia di Alitalia, con succhi all’arancia offerti e possibilità di distendere le gambe.
Ed eccomi a Palermo, città che mi ospiterà per due giorni e che mi ha subito colpito.
Una città con piante grasse alte fino a tre piani, cavolfiore giganti, birra forst a un euro, semafori opzionali, cacche di cane sempre già pestate da qualcun altro, cibo di strada ovunque, un numero elevatissimo di ape piaggio, edicole votive e paninari. Passeggiando per le strade mi sono perso già sei volte nei vari mercati all’aperto tra patate lesse e lampadari, panini, mazzi di carte napoletani, pesce arrosto e rotoli immensi di carta igienica.
A Palermo c’è di tutto e c’è anche anche la Domus carmelitana, ovvero il convento che sarà l’ alloggio mio e di altri quindici artisti fino al 29. Avremo modo di conoscerci meglio e confrontarci. Lo potremo fare in giro per la città oppure tutti insieme nel porticato del nostro convento, quello che vedete in basso a sinistra.
Io, invece, in questo preciso momento vi scrivo dal letto della mia camera. quello nella foto in basso a destra.
Ma forse è meglio che vada. Prima che gli altri vadano in giro.
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Capitolo primo – Giorno 1 – La partenza –

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Sono in partenza per un viaggio lungo un mese.
Ho da poco preparato il mio borsone rovistando tra speranze e bisogni.
Ho mischiato ansie a calzini di spugna, certezze ad attrezzi del mestiere, ipocondrie a spray nasali.
Sono uscito di casa felicemente triste di imbarcare in stiva chilogrammi di caos.
Prima di partire ho deciso di rimettere in moto il progetto 29 giorni.
Come nel 2013 dividerò i giorni in capitoli e i capitoli in racconti.
Da Neumuster a Vizzini, dal nord della Germania al sud della Sicilia, per vivere e condividere con voi la mia seconda residenza artistica.
Sono stato selezionato per il progetto I-art (cliccate qui) insieme ad altri 29 ragazzi provenienti da diverse parti dell’Europa. Ognuno trascorrerà il periodo 27 Marzo – 25 Aprile in una città diversa.
C’è chi andrà a Barcellona Pozzo di Gotto, chi a Buscemi, chi a Calatafimi-Segesta, chi a Caltabellotta, chi a Castelbuono, chi a Castelvetrano, chi a Catania,  chi a Enna, chi a Favara, chi a Favignana, chi a Ferla, chi a Ficarra, chi a Galati Mamertino, chi a Gangi, chi a Geraci Siculo Pozzallo, chi a Malfa, chi a Modica, chi a Misterbianco, chi a Motta Camastra, chi a Palazzolo Acreide, chi a Palermo (2 artisti), chi a Petralia Soprana, chi a Piazza Armerina, chi a Ragusa, chi a Sambuca, chi a Santa Ninfa, chi a Sutera e chi a Vizzini.
Io sarò quel “chi a Vizzini“, ovvero il temporaneo 6263 abitante di una città che ancora non conosco ma di cui vi parlerò presto, molto presto.
Giusto il tempo di un trovare un passaggio, prendere due aerei, una navetta, tre bus, aspettare un altro passaggio e chiamare un numero telefonico.

 

News

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Dal 12 Settembre al 18 Ottobre 2015 tornerò con il progetto 29 giorni. Selezionato per il Ceramics Symposium di Gmunden trascorrerò un mese in Austria. Cliccate qui per aggiornamenti.

March 2015

I’m back again, thinking how to help Italian people that don’t speak english to follow me. Maybe I will do some change soon, but in this period I’m so busy that will be hard to do all the things that I planned untill the 27th of March. Yes because that day I will move to Sicily. I have been selected for the project “I-art” and I will spent 1 month in the Island, working with clay and on a new project. I will update soon. Right now you can click here to read all the name of the selected artists.
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As I saied I have to solve a lot of things: commissions, delivery stuff organize art-show and more. For this reason last week-end I decided to go to San Gimignano and Faenza with Totore Ciughetto and Dario Miale. It was the unconfortable trip ever. We had to delivery the piece for the MIC 2015, (a huge piece) and the pieces for the I-sculputure gallery in San Gimignano. I will collaborate with them so if you are near there you should pass from the gallery. They are amazing and and they offered us a nice place to sleep. Click here. Thank you guys. Really.
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The same days we had the opportunity to go to Siena, met some friends and had the dinner in the best place in Tuscany: Osteria il Grattacielo. Go there, please. I will not post pictures of us because everybody look really ugly and drunk, so I’m sorry…
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The day after we woke up really early because we had to go to Faenza were we had to delivery the piece for the show that will happen in June 2015. It will be the BEST show ever and I WANT to be there. In Faenza we met Claudia Casali, the director of the Ceramic Museum in Faenza. We had a lunch all together and we spoke a lot about shows, ceramics and food. I met the first time Claudia Casali in Grottaglie in the 2014 for a conference that I organized. There is only one word to the describe her: SUPER. I don’t know if she will ever read it ever, in any case it’s important that all my followers know how great she is.
After we went to Bologna, ate again and met Nunzio, Mariangela and Cisco, an old old friend. In 3 days we did 1900 km and we ate 18 times: 7 times in auto- grills, 2 times in restaurants, 3 times street-food, 5 times in bars, 1 time at home.
One more world for Carletto…. the funniest and laziest dog in Italy. I can stay days looking at him.
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Now it’s time to work again…..  before to go I have and incredible list of things to do. I have interviews, art shows, commissions, orders and more. I will update you again before the 27th, right now remember that tomorrow there will be an art-show in Bari where you will find one print of my work “Fossi stato più furbo”. You will find also me and other artists. It will be for the project Heartists. Support them. Come and buy. More info here.
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February 2015

Dear world I am here to share some great news that I received in the last weeks.
First of all lift up the glasses, I would like to celebrate something really important for me. I will take part to the Ceramic International Biennale in Faenza. It’s the first time for me to be there, and I am really proud about it. If you click (here) you will find the complete list of selected artists. I don’t know all of them, but I am really happy to see some of  super-talented friends in the list.
If you have the opportunities you should book a ticket for the opening in June. It will be amazing.
I applied with 3 different works. Here below you will find the 2 works that weren’t selected. I will never know until the opening (june 2015), the piece that have been selected.

"Una preoccupante missiva recapitata in data 14 Novembre", (100x45 cm), 2015.

“Una preoccupante missiva recapitata in data 14 Novembre”

"Episodio di bullismo nella classe terza H. Fortunatamente c'era una videocamera di sorveglianza", (90x90 cm), 2015.

“Episodio di bullismo nella classe terza H. Fortunatamente c’era una videocamera di sorveglianza”

Right now… She is Fuga and I am sad that Lucky never met her. Maybe one day they will share a shy star. She is having 10 days vacancy in our flat, eating a lot, playing and having jogging. Say Hì to Fuga, say Hello to Lucky.
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 am waiting for some important news. I will received them next month. Stay tuned. I have to go now…
Bye

January 2015 – Part II –

I am back, after crazies days. In the last weeks I did 2 exhibitions, one in Pescara and one in London. I was there and if you have a couple of minutes I will tell you everything.
The 22th Dario Miale, Valeria, Maria Carmela and I moved from Grottaglie to Pescara were we had to show Made in Italy for our Sano/sano project. Into the Circolo Aternino, an AMAZING place, we had three floors to set all our photos and pieces. Here you will find some pictures.
pescaraokIt was really funny to look at our pieces for the first time in a so institutional place, with institutional visitors and approach. In Pescara we had time to eat and drink. It was there that I ate the worst felafel in my life. It’s happened on Sunday when everybody moved back to Grottaglie and I was alone waiting to flight to London.
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I spent like 9 hours at the Pescara’s airport the most empty place in the world. In London Crispino (Primato Pugliese ideator) was waiting for me. I had another show, an amazing show located in a wonderful location. As you read in the last post into the Melia there was the Art-rooms (click here) from the 24th to the 26th of January. When I arrived there Crispino did most of the work, sold pieces and took connection.
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For the first time I was showing my pieces in London and I was really interesting to see the reaction of the people. It was GREAT. Thanks to Crispino that made a great presentation all the visitors and journalists were enthusiastic about my pieces. You can see what I mean looking at some press-release. 
– Libero (click
here)
– I giornaleoff (click
here)
– The flaneur (click
here).

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After it I had a little time to steal something really important, met one of the friends that I planned to meet, had junk food, going to the Casino and fell sick. It is official London is not the right place for me to survive. Too many languages and metro stops. One afternoon while I was walking I start to become crazy about all the people, shops wi-fi connection. I decided to run away into a desolated station far from the center. I ordered my tea and I finished to read one of the best book ever. You have to read Sepulveda. Believe me, i cried for like 10 minutes like a child at the end of the book. Thank you Sepulveda, thank you Pescara, thank you London. Thanks to you, too. 
See you… 
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Dal 12 Settembre al 18 Ottobre 2015 tornerò con il progetto 29 giorni. Selezionato per il Ceramics Symposium di Gmunden trascorrerò un mese in Austria. Cliccate qui per maggiori info.

January 2015 – Part I –

Hello world, maybe you know, maybe not. Starting from the 9th of January I am 34, i’m one year older. I don’t really love to organize parties because I am panicked by alla these things, but this time I decided to invite few  friends to drink something. It was great because I shared my birthday with Saverio Colado Liuzzi: an amazing, talented ceramist from Grottaglie that was born my some day. We received a lovely present by our friends, illustrated by Mauro Basile (www.mepiace.com) in collaboration with Dario Pappagrossa and Totore Ciughetto. Feel free to say hello to Mauro that now is back to  Spain where he lives and survives.
Here below there are 2 pictures: in the first my father and Mauro at the Veneno’s Studio, in the second one the lovely present. Maybe you still don’t know Rocco Veneno, but you will know him soon.

 

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Right now…. it’s time to go back to work.
In the next month I will do exhibitions in different cities.
– Do you remember Sano/Sano and the art show 意大利制造? We will show the project in Pescara (24thh-30th of January) click here for more news.
– In the same period (23th-26th of January) I will do my first show in London where, in collaboration with Primato Pugliese, I will take part to Art-Room 2015. More then 70 artists have been invited to do a show in a wonderful location. Every artist will have a room of an old, historical hotel to set up works. I will be there and if you are in London that days you have to come. Ask me for tickets, i have a couple of entrance for free. Click here for infos.
I was also featured in the Persol blog (the historical sound glasses brand).
It was good, because I love when I discover this thing without to know. Thank you. Click here...

 

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Finally you have to know that after 10 years the snow come back to our small city: Grottaglie.
I have to be honest It was really funny walking, looking to the white and having the fingers hibernate. I spent hours looking at clumsy people and dangerous drivers. Grottaglie is not a place for snow, it’s official. Anyway we did also some jokes.. like this one in the video here below. Enjoy it before to go. See you…

nevegrottaglie